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Giovani a rischio: una sfida per il prossimo futuro


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di Gianluca Biggio *

Da almeno due decadi ci attendono alcune difficili sfide di salute mentale. Un problema molto importante è focalizzata sui giovani, in particolare quelli di età compresa tra 12 e 25 anni, un periodo spesso indicato come “nuova adolescenza”. Nel secolo scorso l’inizio della pubertà prevedeva una crescita continua sino all’età adulta, che era sancita a 18 anni: oggi invece c’è un tempismo ritardato delle transizioni da adolescenza a giovane. Si è creata un’area dai contorni sfumati che molti chiamano l’area del “giovane adulto”. A questa nuova classe generazionale concorrono il completamento dell’istruzione e le difficoltà delle nuove genitorialità a rappresentare un punto fermo per lo sviluppo dei figli. Già nel 2000 il noto psichiatra italiano Pietropolli Charmet pubblicava un libro intitolato I nuovi adolescenti. Padri e madri di fronte a una sfida.

È essenziale riconoscere che, nonostante i progressi nella psicoterapia, nelle neuroscienze e negli approcci psicofarmacologici, non ci sono soluzioni rapide per fermare o rallentare l’aumento globale dei problemi di salute mentale nei giovani. Negli ultimi anni, questo aumento è stato particolarmente evidente tra i bambini e gli adolescenti, guidato da fattori come l’incertezza, le crisi e i conflitti nel nostro mondo. Gli episodi degli ultimi tempi vedono un aumento dell’aggressività tra i giovani: i giornali che riportano le battaglie notturne diffusesi da una decina d’anni ne sono una sconcertante prova.

Forse i giovani “fanno rumore” perché non sono visti dalla società? Perché la presenza della coppia genitoriale è sempre più frammentata e traumatica per i tanti figli di separati? Forse i ragazzi sono abbandonati a internet e trovano nei tutorial quello che i genitori non hanno più il tempo di trasmettere presi dalla società iper-performante? La psicoanalista Clara Mucci nel suo libro Riparare il futuro (2024) ci dice che negli ultimi dieci anni la percentuale di giovani “normali” con un attaccamento positivo e fiducioso trasmesso dai genitori sono calati di circa il 30%. Inoltre Mucci afferma: “Infine il numero dei giovani che non studiano, non lavorano e non si impegnano in alcuna attività non è mai stato così alto, mentre rabbia, frustrazione e comportamenti antisociali crescono, insieme ad autodistruttività”.

La prima causa di morte in Italia, ci dice L’ISTAT, per i giovani tra i 15 e 29 anni è l’incidente stradale; la seconda, anche se inferiore come percentuale, è il suicidio; seguono i disturbi alimentari. È impossibile non connettere la crisi dei valori economici e sociali con questa distruttività giovanile mortifera crescente. Quale società abbiamo creato e stiamo creando basate su quali valori? Assistiamo ad un disorientamento della società, una volta liquida e oggi evanescente, narcisisticamente malata e chiusa nei propri scopi autoreferenziali, e ad una crisi genitoriale e generazionale a tutti i livelli.

Mentre alcuni aspetti della vita quotidiana di 12-25 anni di oggi sono nuovi per noi, dobbiamo riconoscere che l’integrazione di una persona nella società è stata a lungo riconosciuta come un periodo di sviluppo di prioritaria importanza (Erikson, 1959). L’idea che l’adolescenza non finisca ordinatamente all’età di 18 anni è in circolazione da decenni ed è talvolta coerente con la nostra “esperienza vissuta”. nel trattamento e nella prevenzione. Ci troviamo quindi di fronte a un gruppo sociale relativamente nuovo e altrettanto importante secondo le indicazioni e gli studi dello psicoanalista americano Erikson, che ha dedicato la sua lunga vita allo studio delle fasi dell’esistenza che si susseguono dalla nascita alla vecchiaia, ognuna con delle sue particolari caratteristiche psicologiche.

Quando si trattano bambini, adolescenti e giovani adulti a rischio di problemi di salute mentale, è bene chiedersi come sarà la salute mentale di questo bambino all’età di 16 anni. Dove dovremmo intervenire per sostenere il loro benessere all’età di 22 anni? In che modo il sistema familiare potrebbe essere in grado di adattarsi alle esigenze del bambino o del giovane e promuovere un cambiamento positivo?

È importante educare i genitori a comprendere meglio il loro ruolo in evoluzione nel mondo moderno e fornire una formazione parentale per aiutarli a modellare la resilienza, affrontare le sfide quotidiane e promuovere il benessere mentale nei loro figli. È necessario sostenere le politiche di salute mentale: difendere le politiche che considerano la salute mentale dei giovani come una finestra critica di opportunità, che dovrebbe essere riconosciuta e promossa ovunque e quando possibile per un sano sviluppo della società

Erikson. E. (1959). I cicli della vita. Continuità e mutamenti. Tad.it Armando, Roma 2018.

Mucci, C. (2024). Riparare il futuro. R. Cortina editore, Milano.

Pietropolli Charmet, G. (2000). I nuovi adolescenti. Padri e madri di fronte a una sfida. R. Cortina editore, Milano

* Docente di Psicologia delle organizzazioni e della comunicazione all’Università della Tuscia e psicoterapeuta analitico.

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