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Non solo Eitan: molti i bambini “rubati” da un genitore

Il caso di Eitan, l’unico superstite della tragedia della funivia del Mottarone, poi conteso da parenti del padre e della madre, ha attirato l’attenzione sul fenomeno delle sottrazioni internazionali di minori, in crescita con l’aumento delle unioni miste. Secondo quanto ha dichiarato all’Agenzia ANSA l’avv. Valentina Ruggiero, ogni anno sono quasi 250 i bambini sottratti illegalmente da un genitore e contesi fra l’Italia e un Paese straniero. Per lo più – ha aggiunto Ruggiero – spariscono durante una vacanza con il genitore e meno del 5% fa ritorno. Un percentuale bassissima, che dimostrerebbe l’inutilità delle varie convenzioni fra Stati, come quella – di cui si parla in questo numero del notiziario – dell’Aia. Secondo l’avvocatessa, “la giustizia italiana è lentissima” e poi ci sono spese legali (un avvocato in Italia e uno nell’altro Paese) che non tutti sono in gradi di affrontare. Sveltire i processi in Italia e dare la possibilità ai consolati e alle ambasciate di agire in maniera legale sarebbero – per l’avvocatessa – due utili strumenti per affrontare il problema delle sottrazioni internazionali di minori.

A volte i media seguono le vicende più clamorose, ma per lo più i casi rimangono sommersi, persi nei meandri delle procedure giudiziarie, nei labirinti della burocrazia, della politica, della diplomazia, nei cavilli delle leggi e delle convenzioni. Con il dolore tremendo di un genitore che ha perso un figlio e dispera di poterlo rivedere. Un figlio vivo che, a volte, è come fosse morto.

Tra i casi più noti, quello della coppia Juana Rivas e Francesco Arcuri, spagnola lei, italiano lui, genovese trapiantato in Sardegna. Nel 2016 la donna sottrasse i figli al marito e rientrò in Spagna. Obbligata a riportare i figli al padre, Rivas fece perdere le sue tracce per un mese, poi si presentò in un commissariato della Guardia Civil. A questo punto la giustizia spagnola la condannò a due anni e mezzo di carcere e alla sospensione della potestà genitoriale per sei anni. Recentemente, però, il governo spagnolo ha concesso un indulto parziale alla donna, riducendo la pena a un anno e tre mesi e commutando la sospensione della potestà genitoriale in 180 giorni di lavori socialmente utili. Rivas ha già scontato cinque mesi della pena tra un centro di reinserimento sociale e gli arresti domiciliari; gliene restano dieci per i quali – ha informato il suo avvocato – chiederà ancora l’indulto. Dal canto suo, il legale che assiste il padre in Spagna ha annunciato il ricorso contro il recupero della potestà genitoriale.

Altro caso recente, che si presenta particolarmente difficile, quello di Roberto Mogranzini, gran maestro di scacchi, al quale la compagna ecuadoregna – anche lei campionessa di scacchi – ha portato via la figlia. Nel 2020 una sentenza di separazione di un tribunale italiano aveva stabilito l’affido condiviso, ma nel febbraio del 2021 la donna e la bambina avevano lasciato l’Italia grazie a un passaporto diplomatico ed erano tornate nel Paese sudamericano (il padre aveva inutilmente chiesto che venisse ritirato il documento della bambina). Adesso Mograntini denuncia un chiaro ostruzionismo da parte dell’Equador. “Mi stanno frapponendo mille ostacoli” – ha detto in un comunicato – “Devo presentare ricorso in appello, ma fanno il possibile per rallentare la procedura, tanto che i termini sono già scaduti”. E un giudice ha stabilito che mia figlia – sette anni! – ha la maturità necessaria per decidere dove vuole vivere”. L’uomo ha lanciato una petizione che all’inizio di dicembre 2021 aveva già ottenuto più di 42mila firme. Chiede l’applicazione della Convenzione dell’Aia del 1980, alla quale l’Equador ha aderito.

E’ invece di una donna della provincia di Nuoro l’appello per riavere il figlio di sei anni che il padre ha portato con sé in Belgio, dove lui vive, dopo una separazione avvenuta nel luglio 2017. Una prima sentenza del Tribunale belga aveva stabilito l’affido condiviso e la residenza privilegiata del bambino in Italia, con la mamma. La donna, però – è il racconto della avvocatessa Murru, che l’assiste – non può sostenere le spese per accompagnare il piccolo dal padre nei periodi stabiliti. Nell’ottobre 2018 un’altra sentenza conferma l’affido condiviso, spostando però la residenza presso il padre. Ma il padre – sempre secondo la versione dell’avvocatessa – continua a non vedere il bambino e a non provvedere al suo mantenimento. Nell’estate scorsa, dopo un accordo condiviso davanti al giudice tutelare di Nuoro, il bambino parte con il padre per il Belgio, per una vacanza di 15 giorni, ma al termine del periodo l’uomo rifiuta di rispondere ai servizi sociali e ai carabinieri e di restituire il bambino. Nuovo ricorso al giudice tutelare, che trasmette gli atti alla Procura di Nuoro e al consolato italiano in Belgio per sottrazione di minore.

Tante storie tutte simili, dove alla incapacità degli adulti di trovare un accordo corrisponde inevitabilmente la sofferenza di un bambino sballottato da un genitore all’altro, da un Paese all’altro, da una realtà all’altra. Con conseguenze sul piano emotivo e sull’equilibrio psichico facilmente immaginabili.