- Istituto di Studi sulla Paternità - http://lnx.ispitalia.org -

Notizie in breve

Padre uccide i figli e si uccide 

Ancora una volta un padre ha ucciso i suoi figli e si è tolto la vita. Ancora una volta una separazione, in questo caso appena avviata, fa da sfondo alla tragedia. E’ avvenuto a Mesenzana, in provincia di Varese, dove Andrea Rossin, 44 anni, ha accoltellato i suoi bambini – Alessio, di 7 anni, e Giada, che avrebbe compiuto 14 anni dopo una settimana – e poi ha rivolto lo stesso coltello contro di sé. L’uomo – secondo quanto ha detto il Procuratore di Varese, Daniela Borgonovo – soffriva da tempo di problemi psichiatrici e non accettava la separazione. Nei confronti della moglie manifestava un comportamento possessivo e geloso.

Foti convinse la minore “della malignità del padre”

Claudio Foti, lo psicoterapeuta coinvolto nell’inchiesta “Angeli e demoni” di Bibbiano, “è riuscito ad alterare lo stato psicologico della minore convincendola della malignità del padre”. Così il GUP di Reggio Emilia nel ricostruire la parte avuta dallo psicoterapeuta nella vicenda, conclusa lo scorso novembre con la condanna di Foti a quattro anni per lesioni volontarie gravi. Con la sua terapia – secondo il GUP – lo psicoterapeuta “instillò nella minorenne il ricordo dell’abuso, ma anche il dubbio che a perpetrare tale violenza potesse essere il padre”, provocando in lei “una grandissima sofferenza e un fortissimo disagio”. Dopo la sentenza Foti aveva dichiarato: “Penso di essermi comportato correttamente in scienza e coscienza. Rifarei tutto ciò che ho fatto”. Uno dei due avvocati che avevano difeso lo psicoterapeuta aveva affermato che il processo aveva avuto “un carattere ideologico” e che il caso era simile a quello di Enzo Tortora.

Pro Vita e Famiglia: “due uomini non fanno una mamma” 

“Per quanta cura possano dare, due uomini non fanno e non faranno mai una mamma”. Lo ha affermato Jacopo Coghe, portavoce della onlus “Pro Vita e Famiglia”, commentando la notizia che il cantante Tiziano Ferro era diventato padre, assieme al suo compagno, di due bambini di quattro e nove mesi. Dal canto suo, il Presidente della stessa onlus, Antonio Brandi, ha detto che “comunque sia andata questa vicenda, è urgente che nel parlamento italiano sia avviato l’iter per rendere l’utero in affitto un reato universale punibile ovunque commesso”.

Marco Polo ebbe una figlia prima del matrimonio

Di Marco Polo si sapeva che aveva avuto tre figlie – Fantina, Bellela e Moreta – dalla moglie, Donata Badoer. Adesso, grazie alle ricerche di Marcello Bolognari nell’archivio di Stato veneziano, si è scoperta una quarta figlia, Agnese, nata prima del matrimonio (non si sa se dalla stessa Badoer o da un’altra donna). L’esistenza di Agnese è stata rivelata da un testamento che la giovane vergò, vicina alla morte, nel 1319, quando aveva 23 o 24 anni, e indirizzò al padre perché lo facesse pervenire al notaio.

Torino dice “no” all’automatismo del cognome paterno

Il Consiglio comunale di Torino ha approvato con 27 voti a favore e un astenuto un ordine del giorno della sua Presidente, Maria Grazia Grippo, che impegna il sindaco “a farsi parte attiva in tutte le sedi nazionali con l’obiettivo di modificare l’attuale regola dell’automatismo del cognome paterno”. Grippo ha ricordato la critica mossa nel 2014 dalla Corte europea dei diritti dell’uomo alla normativa italiana in merito al cognome e la sentenza della Corte Costituzionale del 2016 – relatore Giuliano Amato – che dichiarò incostituzionale la normativa, laddove non consente ai genitori, d’accordo tra loro, di attribuire ai figli il cognome della madre.

Tognazzi, Gassman…: i figli raccontano i padri

Ricky Tognazzi, Paola Gassman… Figli d’arte raccontano. Ricky Tognazzi ha presentato a Bari il libro –  scritto assieme ai fratelli Gianmarco, Thomas e Maria Sole – dal titolo Ugo. La vita, gli amori e gli scherzi di un papà di salvataggio. Un omaggio all’attore Ugo Tognazzi. E ha spiegato perché “un papà di salvataggio”: “si vedeva poco in giro, brillava per la sua assenza soprattutto, però quando serviva, come quelle ciambelle di salvataggio che ci sono nelle barche, appariva e tu ti potevi aggrappare e lui era pronto a darti un consiglio o un non consiglio, a parlare, a rendersi disponibile e spesso a risolvere le situazioni”. Anche il docufilm La voglia matta di vivere, di cui Ricky ha firmato la regia, è dedicato al padre.

Anche Paola Gassman, la figlia di Vittorio, ha ricordato il padre in un incontro a lui dedicato, svoltosi all’Oratorio di San Filippo Neri a Bologna. Paola, anche lei attrice, sposata con l’attore Ugo Pagliai, è la figlia primogenita, nata dal matrimonio di Gassman con l’attrice Nora Ricci.

Trascura scuola e alimentazione e perde la potestà genitoriale

Il Tribunale di Bari ha deciso l’affidamento “super esclusivo” di una bambina al padre con decadenza della responsabilità genitoriale della madre e sospensione temporanea dei rapporti madre-figlia. Una decisione così severa è stata motivata dal “perdurante, palese ostruzionismo” della donna, che “si è rivelata del tutto insofferente all’osservanza delle prescrizioni dettate dai servizi sociali per gestire gli incontri padre/figlia”. Il Tribunale ha anche rilevato la sistematica abitudine della donna di portare la figlia – una bambina di quasi nove anni – a mangiare nei fast food “e comunque sottoponendola ad una dieta alimentare non consona alla sua età”, tanto da provocarne “una condizione di evidente obesità”. Inoltre ha ritenuto che la donna responsabile del lacunoso rendimento scolastico della bambina.

Forse, però, merita soprattutto rilevare – per le continue polemiche in materia di cosiddetta Sindrome di alienazione parentale (la famigerata PAS), di cui si parla anche in questo numero del notiziario – che i giudici hanno testualmente scritto: “Non può essere trascurata la gravissima circostanza [il corsivo è nostro] che ha indotto la figlia a rifiutare la figura paterna”. Come si vede, non c’è bisogno di citare una sindrome che forse non è scientifica, quando si verificano gli effetti che nella PAS sono descritti.    

Petizione per incrementare il congedo di paternità 

“Genitori#alla pari” è il titolo della petizione lanciata il 7 marzo scorso sulla piattaforma Change.org, con l’obiettivo di aumentare i giorni di congedo di paternità obbligatorio fino a tre  mesi retribuiti al 100%. A lanciare la raccolta di firme è il laboratorio “Movimenta”, con il sostegno di Coop e della community “Papà Pinguino”. Secondo Valeria Ronzitti, membro del direttivo di “Movimenta”, i 1250 milioni di euro calcolati come necessari per il 2023 non andrebbero visti come un onere economico “ma come un investimento per una società egualitaria ed un’economia più produttiva”. Dal canto suo, Maura Latini, amministratrice delegata di Coop Italia, ha ha così commentato l’iniziativa: “Stare di più con i propri figli è un diritto che deve essere riconosciuto anche agli uomini”.

Nel frattempo, l’INPS ha ricordato che da quest’anno l’indennità per i congedi di paternità per i lavoratori dipendenti diventa strutturale e non necessita più di rinnovo annuale. Lo stesso Istituto ha reso noti i dati del congedo paterno relativi al 2021: ne hanno usufruito 155.458 padri (a fronte di 400 mila nascite), un po’ meno del 40%. E’ una percentuale ancora insoddisfacente – è stato osservato da più parti. Vero, ma è giusto anche rilevare che è una percentuale in continua crescita: nel 2020 avevano usufruito del congedo 135.184 padri

Solo in casi “estremi” la madre può nascondere la gravidanza al padre

Può una donna nascondere la propria gravidanza al padre? Se è vero che nessuna legge obbliga la madre a comunicare la gravidanza, è altrettanto vero che ella vi è tenuta per il principio della bigenitorialità, che è un diritto inalienabile di ogni figlio. Nascondendo il suo stato al padre, inoltre, potrebbe essere condannata al risarcimento del danno, avendo privato il padre della sua identità genitoriale. C’è un solo caso – secondo la Cassazione – in cui è lecito alla madre nascondere al padre la gravidanza, ed è quello in cui la comunicazione lederebbe un interesse del figlio meritevole di tutela. In concreto – secondo il commento alla sentenza dello Studio Cataldi – questo si verificherebbe nel caso in cui il padre fosse persona talmente violenta e pericolosa da mettere a rischio “la vita o l’incolumità fisica” della donna o del bambino stesso.