Editore: Einaudi, Torino
Anno: 2013
Prezzo: €18
Pagine: 155
Assolutamente indefinibile, sconcertante eppure affascinante, questo libro – che un nostro socio ha donato all’Istituto – racconta la nascita di Tito, bambino venuto al mondo con una paralisi cerebrale a causa di un errore medico. Ce ne parla suo padre, scrittore e giornalista brasiliano, attraverso una girandola frenetica e spezzettata di brevissimi paragrafi, 424. Quella cifra non è casuale, ma è il numero di passi che lentamente, giorno dopo giorno qualcuno in più, Tito è riuscito a compiere prima di cadere. 424 frammenti apparentemente slegatissimi, che a un primo approccio possono lasciare perplessi e risultare persino irritanti: vanno da Pietro Lombardo (progettò la Scuola Grande di San Marco, a Venezia, dove fu collocato l’ospedale della città e dove è nato Tito) a Napoleone, da Tintoretto a Le Corbusier a Christy Brown (autore della famosa autobiografia Il mio piede sinistro) a Freud, Neil Young, Proust e Ezra Pound, Leopardi e David Cameron… Tutti questi flash (o poco più) sono legati da un filo che conduce inevitabilmente a Tito, il figlio amato. Ai molti libri che hanno scavato nel rapporto fra un padre e un figlio disabile, questo si affianca con grande dignità (non vi è ombra di pietà, patetismo o commiserazione), con incredibile entusiasmo, persino con umorismo. Ma soprattutto con incrollabile, totalizzante amore: “Sono il padre di Tito. Esisto solo perché esiste Tito”.