Editore: La Mongolfiera Editrice, Doria di Cassano allo Ionio (CS)
Anno: 2012
Prezzo: €10
Pagine: 126
Liberamente ispirato (ma molto fedele) alle lettere di Virginia Galilei, la figlia del grande scienziato che entrò in convento poco più che tredicenne e vi rimase tutta la vita con il nome di Maria
Celeste, il testo si propone in versione teatrale. Attraverso le sue pagine rivive la mite “reclusione” di Virginia, segnata da un continuo rimpianto: quello di non poter rivedere l’amato padre, di non poter godere della sua presenza. Un rimpianto che – come scrive giustamente Dorica Poggi, che ha curato la traduzione tedesca dell’opera, riportata nel libro – si erge “come un rimprovero” e getta
“sui successi del grande scienziato una lunga ombra, ombra la cui dimensione è ridotta solo dall’attenuante del periodo storico e delle covenzioni sociali”.
Alla traduzione tedesca si affianca, nel libro, quella francese ad opera di Michel Rocher. Il capitolo finale comprende brevi riferimenti ad altre figlie famose: da Artemisia Gentileschi a Tatiana Tolstoj, da Colette a Virginia Woolf, Gianna Manzini, Sylvia Plath…