Editore: Voland, Roma
Anno: 2011
Prezzo: €9
Pagine: 91
Due registri diversi, quello del “padre” e quello del “figlio”. Per l’uomo Norman sentirsi padre di Joe (più importante che essere padre) è uno stato profondo e irreversibile; per il ragazzo Joe, invece Norman non può essere suo padre perché non lo ha scelto, a differenza di un altro uomo del passato che, pur avendolo danneggiato con una colossale truffa, lo aveva scelto. Il primo lo ha accolto, ma il secondo lo aveva eletto. E’ giusto così? O così è crudele? Nothombe – al suo ventesimo romanzo – non ha risposta, ma sembra identificarsi con la paternità affettiva di Norman quando questi, dopo il rifiuto, decide di riconquistare Joe seguendolo ovunque, come un’ombra. Perché, come dice Norman con bellissima – e discutibilissima – frase: “I figli che non vengono riconosciuti dal proprio padre ne soffrono. Ma esiste un sofferenza più grande: quella di un padre che non viene riconosciuto dal proprio figlio”.