Editore: Feltrinelli, Milano
Anno: 2013
Prezzo: €14
Pagine: 153
Dopo il gran successo di Cosa resta del padre, edito nel 2011 (cfr. ISP notizie n. 3/2011), era prevedibile che l’autore tornasse sull’argomento. Lo diciamo senza alcuna malignità, perché, come l’altro, anche questo libro di Recalcati merita il suo posto nella ormai sterminata bibliografia sui padri.
Molti aspetti relazionali di oggi sono presi in esame da Recalcati nell’affrontare il rapporto genitori-figli, in una panoramica ampia che solo apparentemente può apparire scollegata con il tema centrale, chiarito nel sottotitolo del libro: Genitori e figli dopo il tramonto del padre. In realtà ne costituisce la cornice naturale. Così la nuova rappresentazione dell’uomo di oggi, homo felix spinto da un’unica legge, quella del godimento: “Godere è l’imperativo superegoico del nostro tempo”. “Disagio iperedonistico della civiltà” lo definisce Recalcati, che spesso ne ha fatto oggetto di riflessione – e critica dura – nelle sue opere.
Altro tema, il compulsivo ricorso alle Legge dei giudici, anche in tema di famiglia, essendo venuta meno la Legge simbolica, a testimoniare “una minorizzazione generalizzata degli adulti”.
E ancora la confusione tra generazioni, con gli adulti che in realtà sono “i veri bamboccioni di oggi”.
Visione tutta negativa e pessimistica quella di Recalcati? No, perché “il vuoto del padre non è solo abisso senza fondo, ma anche apertura di nuove possibilità” e “l’evaporazione può aprire potenzialmente all’invenzione”. Del resto, anche al padre si aprono nuove prospettive, nuovi compiti, primo fra tutti quello di testimoniare “come si possa stare in questo mondo con desiderio e, al tempo stesso, con responsabilità”. Per Recalcati, la domanda di padre dei giovani di oggi, formulata attraverso mille disagi, non è quella di ordine e di disciplina, ma, appunto, quella di testimonianza: il padre deve “mostrare, attraverso la testimonianza della propria vita, che la vita può avere un senso”. Così come compito educativo fondamentale dei genitori rimane quello di trasmettere il desiderio, che è “la prevenzione più forte nei confronti della tendenza della vita a disperdersi nel godimento mortale”. I giovani di oggi sono come Telemaco: “domandano che qualcosa faccia da padre, che qualcosa torni dal mare, domandano una Legge che possa riportare un nuovo ordine e un nuovo orizzonte nel mondo”.
Telemaco è l’esempio giusto di figlio, il giusto erede (Recalcati insiste molto sul concetto di eredità e sulle sue distorsioni): infatti, c’è in lui un’anima “nostalgico-evocativa” ma anche una “pratico-attiva”. Telemaco non attende passivamente, agisce, rischia, si proietta in avanti. Anche per questo può ereditare nel modo giusto e ricevere il desiderio, che è “la posta in gioco di ogni autentica eredità”. Incontrando l’Altro, riconoscendo il debito simbolico che lo lega all’Altro. In questo senso “l’eredità è il principio a fondamento di ogni filiazione” e quando fallisce genera smarrimento, disagio, sofferenza.
Anche per Recalcati, esponente della scuola lacaniana, vale quanto detto sopra a proposito del libro di Lusetti: il linguaggio, al lettore che non abbia una discreta confidenza con la psicoanalisi, meglio se lacaniana, può riuscire piuttosto ostico.