Editore: Edizioni Ares, Milano
Anno: 2013
Prezzo: €14
Pagine: 191
All’inizio del suo libro Risé contesta l’identificazione tra il padre e la legge proposta dal freudismo. Il padre – afferma – da vari decenni è in realtà vittima della legge, non utilizzatore né ispiratore: “Il diritto non lo produce il padre ma il legislatore” (che – osserva Risé – “non ha attualmente per lui alcuna simpatia”). Egli sposa invece la visione junghiana del padre, un padre “transpersonale e archetipico” che si sostanzia in una risorsa di carattere simbolico, un “operatore di libertà” al quale ricorrere nelle fasi di passaggio della vita.
Risé – come è noto – è impegnato in senso cristiano-cattolico e dunque certi temi come divorzio e aborto, visti come basi “di una possibile cancellazione paterna” (non a torto, ma solo perché impostati entrambi in modo matricentrico, il primo a causa della interpretazione giurisprudenziale, il secondo della lettera della legge) sono affrontati secondo questa ideologia. Il libro, nel continuo parallelismo fra psicoanalisi e Scritture, è stimolante e ricco di riferimenti. Storici, psicologici, mitologici, religiosi.