(a cura di Silvana Bisogni *)
I risultati dell’indagine “Paternità e smart working. Padri e figli nell’era della pandemia”, promossa e realizzata dall’ISP, sono pubblicati sul sito dell’Istituto e ampiamente descritti e analizzati non solo dal punto di vista qualitativo, ma anche con l’indicazione di dati statistici, a supporto del testo. Lo scopo di questa Appendice è richiamare i dati quantitativi emersi, in una sintesi che consente al lettore una visione statistica d’insieme. La presentazione di tabelle e dati statistici, laddove è stato possibile, è stata impostata come punto di confronto tra i due membri della coppia,
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA
L’adesione alla somministrazione dei questionari è avvenuta prevalentemente nel Lazio (39%), in Puglia e nel Trentino Alto Adige (in entrambi i casi pari all’11,5%). Decisamente in minor numero gli intervistati residenti in altre Regioni: Lombardia 9%, Emilia Romagna e Toscana al 7%.
Tabella 1: REGIONE DI RESIDENZA
* 6 intervistati non hanno indicato la regione di residenza |
Nelle ripartizioni geografiche è nettamente prevalente la presenza di intervistati nell’Italia Centrale (47%), mentre nell’Italia Settentrionale si attestano al 34%. Decisamente più scarsi gli intervistati nell’Italia Meridionale (16%) e nelle Isole 2%).
Tabella 1/bis: RIPARTIZIONI TERRITORIALI
Ripartizioni territoriali | valori assoluti | valori
percentuali |
ITALIA SETTENTRIONALE | 15 | 34% |
ITALIA CENTRALE | 21 | 47% |
ITALIA MERIDIONALE | 7 | 16% |
ISOLE | 1 | 2% |
TOTALE | 44* | 100% |
* 6 intervistati non hanno indicato la regione di residenza |
ETA’
Il 56% degli intervistati ha indicato un’età compresa tra i 41 e i 50 anni, il 20% una età tra i 30 e i 40 anni. Ne deriva che l’età media è di 46,5 anni.
Se confrontata con l’età media delle mogli/partner quest’ultima risulta essere di 40,3 anni, quindi inferiore rispetto a quella dei mariti/partner. Le donne hanno in prevalenza un’età compresa tra i 41 e i 50 anni (57%), in linea con la classe di età dei coniugi, e il 27% tra i 30 e 40 anni. L’età compresa tra i 51 e i 60 anni riguarda il 14%.
Tabella 2 – ETA’ Intervistati Tabella 3 – ETA’ Coniuge/partner
Età media: 46,5 anni
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Età media: 40,3 anni *1 intervistato non ha indicato l’età della moglie/partner
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TITOLO DI STUDIO
Il dato relativo al conseguimento del titolo di studio sembra confermare quanto già è emerso in precedenti rilevazioni: le donne sono più istruite degli uomini e raggiungono in maggior numero il titolo universitario. Infatti rispetto a coniugi/partner le donne hanno conseguito la laurea al 71%, peraltro in numero più del doppio delle donne che ha ottenuto solo il diploma di scuola superiore. Invece il 62% degli intervistati dichiara di aver conseguito una laurea e, in un solo caso, anche il dottorato. Il rimanente 36% ha indicato il possesso del diploma di scuola secondaria superiore.
Questo dato evidenzia che il gruppo degli intervistati è costituito prevalentemente da soggetti in possesso di un livello medio-alto di istruzione e formazione.
Tabella 4 – TITOLO DI STUDIO Intervistati Tabella 5: TITOLO DI STUDIO (Coniuge/partner)
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*1 intervistato non ha indicato il titolo di studio della coniuge/partner |
ATTIVITA’ PROFESSIONALE
Gli intervistati sono prevalentemente in condizione lavorativa a livello di quadro (36%) o dipendente come impiegato (24%) e solo il 4% risulta svolgere l’attività come dirigente. I liberi professionisti sono il 14%, il 10% docente a vari livelli (scuole, università, formazione) Limitato al 2% l’impegno professionale come operaio.
Benché più istruite, la donne svolgono un’attività prevalente di tipo impiegatizio (43%), a conferma che il livello di istruzione femminile, più alto, non garantisce una parità professionale. Il 12% ha un ruolo di quadro, ma nessuna è dirigente. Altra attività svolta che coinvolge il 21% delle coniugi/partner è quella della docenza nelle scuole e/o a livello universitario, poche le donne libere professioniste (6%), un po’ più numerose le donne che svolgono esclusivamente il lavoro casalingo (10%). Il 4% risulta in condizione di disoccupazione.
Tabella 6 – ATTIVITA’ PROFESSIONALE TABELLA 7: ATTIVITA’ PROFESSIONALE
Intervistati Coniuge/partne
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DURATA DEL PERIODO IN SMART WORKING
Il dato va disaggregato secondo una divisione temporale.
- Nel periodo marzo-maggio 2020 la durata di smart working per 3-5 mesi ha raggiunto il 72% dei soggetti; per il 14% la durata è stata di soli 1-2 mesi e per tutto il periodo il 12%,
- Nel periodo ottobre 2020 – aprile 2021 la situazione è andata via via attestandosi su valori più equilibrati tra di loro. Infatti sono stati in smart working per 7 mesi padri pari al 26% e per tutto il periodo al 20%. Per 1 o 2 mesi il 19%, per gli altri periodi (3-4 mesi e 5-6 mesi) la percentuale si mantiene al 12,5%.
Rispetto i coniugi, le donne hanno risentito meno della condizione in smart working: il 51% infatti non è stato costretto ad un lavoro da remoto, anche se il 49% ha invece condiviso tale condizione in famiglia.
FIGLI
Nella rilevazione statistica sono stati considerati solo i figli minorenni, così come previsto nel quadro generale dell’indagine. Il numero di figli minorenni dichiarati sono 77, vale a dire che la maggior parte dei padri ha un solo figlio minorenne, al 53% di sesso femminile.
La distribuzione dei figli nell’ambito della fascia di età raggiunge il 22% per i bambini tra i 3 e i 5 anni, e il 23& tra i 6 e gli 8 anni (complessivamente il 45%. Le altre fasce di età sono comprese tra il 20% (11-13 anni) e il 16% (14-18 anni).
In particolare i maschietti prevalgono nella fascia di età tra i 3 e i 5 anni (25%) mentre le bambine prevalgono nella fascia di età tra i 6 e gli 8 anni.
TABELLA 8 – FIGLI DI SESSO MASCHILE TABELLA 9 – FIGLI DI SESSO FEMMINILE
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GRADO SCOLASTICO
Coerentemente con l’indicazione precedente, i bambini frequentano la scuola dell’infanzia (24%) ma soprattutto la scuola primaria (35%), mentre solo il 20% è allievo nella scuola secondaria di primo grado e il 17% lo è nelle classi di grado superiore.
Tabella 10 – GRADO SCOLASTICO FIGLI | ||
Valori assoluti | Valori percentuali | |
Asilo nido | 3 | 4% |
Scuola dell’infanzia | 18 | 24% |
Scuola primaria | 27 | 35% |
Scuola secondaria I grado | 16 | 20% |
Scuola secondaria II grado | 13 | 17% |
TOTALE | 77 | 100% |
RILEVAZIONE DIVISIONE DEL LAVORO DOMESTICO
Il questionario richiedeva di indicare in che modo è stata rispettata la divisione del lavoro domestico, ma ponendo a confronto i comportamenti dei padri nelle due condizioni: prima e dopo la pandemia.
IN GENERALE
Il 43% dei padri sostiene che, prima della pandemia, ha condiviso il lvoro domestico per circa un quarto delle mansioni (pulire, lavare, stirare, cucinare…), ma il 26% afferma di essere stato più impegnato nella condivisione, vale a dire per circa la metà delle azioni. Il 28% ammette di non partecipare per niente, o quasi, a i lavori domestici.
Si conferma che il carico delle attività domestiche ricade in forma totale o in parte prevalente per il 47% sulle donne. Viene riconosciuta una condivisione paritaria del lavoro da parte dei coniugi/partner per il 43%.
Pochissimi intervistati hanno risposto indicando il contributo di figli e/o di altri componenti della famiglia o di personale esterno.
Figura 1 e 2: Lavoro domestico in generale
DURANTE LA PANDEMIA
La condizione di smart working ha determinato un cambiamento nel comportamento dei padri relativamente alla condivisione delle faccende domestiche.
Diminuiscono sensibilmente coloro che sono totalmente assenti in queste operazioni familiari; per contro aumentano i padri che contribuiscono per la metà delle faccende (41%), ed anche coloro che partecipano per un quarto (37%) .
Rimangono invece quasi inalterati i dati relativi al carico di lavoro domestico delle mogli/partner: il 43% svolge attività domestica in forma prevalente e il 47% per circa la metà.
Figura 3 e 4 – Lavoro domestico durante la pandemia
RILEVAZIONE DIVISIONE DEL LAVORO DI CURA
L’impegno nel lavoro di cura (seguire, accudire, studiare, giocare con i figli) denota un atteggiamento e un comportamento diverso dei padri, rispetto al lavoro domestico, in entrambe le condizioni (prima e durante la pandemia).
IN GENERALE
La condivisione del lavoro di cura impegna i padri più tempo rispetto al lavoro domestico: Il 47% dei padri intervistati afferma di essere impegnato per circa la metà e il 37% si alterna con la moglie/partner per circa un quarto delle incombenze. Solo il 10% riconosce la totale assenza di collaborazione.
Per le donne il carico di lavoro di cura è molto più gravoso: infatti sono impegnate per il 40% in forma totale e/o prevalente, ma la percentuale di coloro che assorbono la metà dei compiti di cura sale al 53%.
Figura 5 e 6 – Lavoro di cura in generale
DURANTE LA PANDEMIA
I dati relativi all’impegno nel lavoro di cura durante la pandemia rilevano che il 64% dei padri condivide tale lavoro per circa la metà delle attività e il 24% per circa un quarto. Cresce anche il numero di padri che svolgono tale attività in forma totale e/o prevalente (10%), evidentemente in totale sostituzione delle mogli/partner impegnate in ambito professionale, nonostante la pandemia.
Resta comunque molto alto il numero di donne che si occupano del lavoro di cura per circa la metà delle incombenze (74%), mentre il 22% rimane vincolata in forma totale e/o prevalente,
Figura 6 e 7 – Lavoro di cura durante la pandemia
* Sociologa dell’educazione, ISP Roma. E’ tra gli autori della ricerca “Paternità e smart working”.