Editore: Fazi Editore, Roma
Anno: 2022
Prezzo: €16
Pagine: 194
Un padre inconsapevolmente “risorto” si trova faccia a faccia con suo figlio, lasciato bambino. Lui, Oscar, il figlio, ha 54 anni, suo padre, Diego, … 40. Un figlio ormai sposato, professore di chimica poco generoso con i suoi studenti, e con una figlia che non ha mai conosciuto suo nonno.
Da questo surreale pasticcio scaturisce una vicenda che mette a nudo molti aspetti del rapporto padri-figli, e non solo. Tra Diego (il padre) e Gaia (la figlia) il rapporto è stato sempre carente: perfezionista, esigente, disattento il genitore, che voleva una figlia sempre prima su tutti, sempre la migliore (e a Natale, mentre lei chiedeva nelle letterine a Babbo Natale Barbie e peluche trovava sotto l’albero tute e mappamondi). Ora l’inatteso arrivo del nonno mai conosciuto suscita in lei una nuova tenerezza e solidarietà, forse qualcosa che aveva sempre cercato nel padre e mai ricevuto: una dolcezza, una complicità, una accettazione per quello che sei. Gaia dedica al nonno le attenzioni che avrebbe volute dare al padre, se lui lo avesse permesso, suscitando in Oscar riflessioni amare: “Non aveva mai trovato (l’aveva mai cercata?) così tanta premura nei gesti di sua figlia, e quell’ imprevedibile solerzia…”. Nelle premure di Gaia per il nonno c’è anche una speranza nascosta: “…io speravo che questa strana storia ci avrebbe avvicinati, me e papà, che avremmo potuto condividere qualcosa. Conoscerci, e magari gli sarei pure piaciuta”.
Questa reazione chimica dei sentimenti attiva altri meccanismi nefasti: Clara, moglie di Oscar e madre di Gaia, non ha mai creduto nella “resurrezione” di Diego, che lei difinisce “il barbone”, si trova su uno schieramento opposto rispetto a marito e figlia, si sente “sostituita” negli affetti, esce di casa, abbandona la famiglia, chiede la separazione. E Gaia si trova nel difficile (e usuale in questi casi) ruolo di mediatore fra I genitori.
Poi un giorno il nonno scompare. Ha svuotato la sua stanza, l’armadio, il frigorifero… Gaia è sconcertata, preoccupata, addolorata. Corre dal padre, che sta guardando un vecchio video con lui, Clara e Gaia bambina, ma l’uomo non dà alcuna importanza alla scomparsa del padre “ritrovato”, intento a ripercorrere momenti passati sorseggiando whiskey e mangiando due fette di pane e marmellata. Le ultime battute fra padre e figlia lasciano il dubbio di un possibile soluzione. “Ti sei sbriciolato tutto, papa” è una frase a doppio senso: allude alle briciole del pane e marmellata, ma anche a qualcosa di più profondo e doloroso. E però… “Quale che fu il motive, d’altra parte, per la prima volta quel vecchio stupido video rimasero a guardarlo insieme”.
Libro del non detto, del rimosso, del nascosto, delle occasioni perdute, del rimpianto. Come in tutti i giovani scrittori contemporani (la scrittrice è nata nel 1985), la prosa di Tribuiani può lasciare interdetti. Non conosce distanze fra discorso diretto e indiretto, i dialoghi non hanno virgolette (o trattino), descrizioni, domande, pensieri si mescolano in una uniformità grafica… All’inizio si fa fatica a seguire. Ma forse è solo colpa della distanza generazionale tra l’Autore e il recensore.