Editore: Armando Editore, Roma
Anno: 2021
Prezzo: €12
Pagine: 126
Questo libro raccoglie, sostanzialmente, i contributi del “Secondo Rapporto sulla paternità in Italia” – svolto a cura dell’I.S.P. e della Università Roma Tre e presentato nella stessa università nel 2018. Il lungo periodo della pandemia e questioni interne all’Università ne hanno ritardato la pubblicazione.
Sono molti i temi toccati dai 13 interventi, preceduti da una lunga introduzione di Marina D’Amato, già professore ordinario di Sociologia nell’Università Roma Tre, e seguiti da una Bibliografia tematica. Il focus, naturalmente, è sulla figura paterna, esaminata in alcuni suoi aspetti e declinata in ottica ora storica, ora psicologica o sociologica, ora giuridica…
D’Amato tocca un tema a lei caro (mi riferisco al suo libro Ci siamo persi i bambini (Laterza, Roma-Bari 2014), insistendo sulla adultizzazione dell’infanzia, cui fa riscontro sovente una infantilizzazione dei genitori. Questi ultimi – scrive D’Amato – oggi sono “più preoccupati che attenti”, volendo dire con questo che l’impegno sempre maggiore di padri e madri nel lavoro è la ragione “di molte deleghe agli schermi, alla scuola, alle palestre, al gruppo dei pari, ai nonni”. Questa assenza genera sensi di colpa e dunque sempre nuove preoccupazioni: “accompagnare e riprendere, organizzare la dieta, praticare la prevenzione sanitaria, far parte di consigli scolastici, di associazioni di genitori”: tutti ambiti di preoccupazione “che lasciano ancora meno spazi all’attenzione nei confronti dei propri figli”. “La tensione” – osserva D’Amato – placata dall’organizzazione, attivata con le deleghe, finisce per essere il grande alibi per non stare, per non osservare, per non condividere la quotidianità della vita, dei bisogni, dei mestieri dei bambini”.
C’è poi un mio intervento che traccia un raffronto tra la situazione attuale della paternità attuale e quella di dieci anni fa: dai congedi paterni alla PAS, dalle false denunce di abuso nella separazione all’applicazione dell’affido condiviso. Non è un quadro rassicurante: si segnala qualche passo avanti, come nei congedi, e molte situazioni di stallo e di poca chiarezza. Seguono interventi di Nadio Delai (la “dimissione” dei padri nel ’68, con il “ciclo dell’IO” che accelera negli anni la centralità del soggetto per trasformarsi nel “ciclo dell’Ego”), Simona Argentieri (“Padri e figlie: il problema dell’intimità”), Carmela Covato (padri e figlie nel passaggio fra Sette e Ottocento), Arnaldo Spallacci, socio del nostro Istituto (come cambiano i maschi: padri, figli, mariti), Ritagrazia Ardone (la mediazione familiare nella separazione e nel divorzio), Francesco Belletti (l’aggiustamento di ruolo dei “nuovi padri”, le teorie di gender, i gruppi di autoriflessione dei padri), Fabio Nestola (“L’importanza della bigenitorialità”), Annina Lubbock (cos’è “Il Giardino dei Padri”, rete di associazioni nata per accelerare il raggiungimento di un nuovo modello di padre), Marco Meliti (il padre nella crisi familiare, le false accuse di maltrattamento nelle cause di separazione), Edmondo Grassi (la tecnologia come mediatore familiare), Michela Donatelli (il termine e il concetto di “paternità” classificati nelle biblioteche). Conclude la raccolta un’appendice di “Bibliografia tematica” a cura di Maria Rita Varricchio. Insomma, uno “stato dell’arte” che sintetizza adeguatamente la attuale situazione della paternità in Italia.