di Maurizio Quilici *
Un titolo come questo fa inevitabilmente pensare al forte calo della natalità denunciato dall’ISTAT e oggetto di preoccupate riflessioni sui media. Il fenomeno è reale, come si vede bene dall’articolo di Silvana Bisogni in questo stesso numero, ma io intendo riferirmi non alla paternità come evento biologico e riproduttivo, bensì alla paternità come tema, argomento di studio, riflessione, dibattito. Paternità come approfondimento degli elementi che la costituiscono: ruoli, funzioni, trasformazione…
Oggettivo è il ridursi demografico di padri e madri, più sfumata e difficile da quantificare un’altra contrazione: quella della attenzione sul paterno. Si tratta infatti di un calo percepibile “a pelle”, che poggia su dati e osservazioni legate alla mia – alla nostra dell’I.S.P. – esperienza quotidiana, esperienza che potrebbe anche rivelarsi non indicativa.
Qualche esempio? Sebbene l’Istituto abbia continuato la sua attività di ricerca fino a ieri (vedi l’indagine sociologica “Paternità e smart working”) con grande sforzo ed impegno, abbiamo assistito negli ultimi anni ad un sensibile calo degli studenti universitari che si rivolgono all’I.S.P. per accedere alla sua ricca Biblioteca specializzata – che comprende decine di tesi universitarie – ed avere suggerimenti e consigli. Minore interesse dei giovani che chiedono la tesi? O dei docenti che la propongono? Anche l’attenzione di radio e TV sembra non essere più quella di un tempo, a giudicare dal numero di interviste e di inviti rivolti all’Istituto. Continuano ad avere un certo seguito i Convegni che hanno hanno ad oggetto famiglia e minori, sia sul versante psicologico che su quello giuridico; l’ultimo al quale ho partecipato è di pochi mesi fa: Congresso di Psicologia Perinatale dal titolo “Nuovi scenari della paternità tra il noto e l’ignoto: come integrare biologia e necessità del paterno oggi”.
Praticamente scomparsi dai canali TV i dibattiti, le tavole rotonde, le conferenze sul tema paternità. Quando nacque l’I.S.P. – parliamo ormai di 35 anni fa! – erano molto frequenti; potevano – lo ammetto – sembrare un po’ noiosi, perché in genere affidati a un conduttore e a pochi ospiti e perché si svolgevano di solito con una pacatezza oggi sconosciuta (qualcosa di simile a certe trasmissioni di Corrado Augias, tanto per fare un paragone). Ma alla fine del programma, se eri interessato al tema, portavi a casa un bel bagaglio di opinioni e di informazioni. Erano altri tempi. Ed era un’altra società, non quella “dello spettacolo”, come qualcuno definisce l’attuale. Oggi quella forma di dibattito è stata sostituita da talk-show affollati, rumorosi e polemici che hanno ad oggetto temi legati alla stretta e dominante attualità quotidiana: la pandemia, la guerra in Ucraina, quel grande delitto che ha scosso l’opinione pubblica… E la politica, tanta politica. Segno dei tempi, certamente.
Anche il numero degli iscritti al nostro Istituto è in calo, come se fossero venuti meno la passione e l’interesse che animavano tanti specialisti: avvocati familiaristi, psicologi e sociologi della famiglia, assistenti sociali… ma anche molti che erano semplicemente padri e madri, desiderosi di saperne di più sui ruoli e sulle funzioni paterne.
Non sembra invece esserci flessione nel campo dell’editoria: fortunatamente abbondante la pubblicazione di libri di narrativa e saggistica sulla figura del padre, come dimostra chiaramente la nostra Rubrica di recensioni, che non si è mai trovata a corto di testi.
Ma come capire se questa nostra impressione è, appunto, un’impressione o qualcosa di reale? Una valutazione più concreta e precisa potremo averla l’anno prossimo. Nel 2024, infatti, il nostro Istituto si propone di ripetere una ricerca che nel giugno del 1994 svolse su incarico della Unione Europea (Rete Europea per l’Infanzia). Si trattava di una analisi dei quotidiani svolta in sette Paesi dell’Unione Europea e, appunto, assegnata all’I.S.P. per l’Italia, con l’obiettivo di rilevare quanto e come la stampa quotidiana trattava i temi della paternità, degli uomini e della cura dei bambini. Furono presi in esame il numero di notizie e/o servizi pubblicati, il loro rilievo, la loro collocazione… Gli esiti della ricerca furono poi pubblicati nel dicembre di quello stesso anno, con il titolo La stampa, gli uomini e la cura dei bambini. E’ intuibile l’interesse che può rivestire ripetere la stessa ricerca a distanza di 30 anni esatti. Cercheremo di usare le stesse regole metodologiche e di rispettare le massime analogie possibili (andrà considerato che qualche testata non esiste più, altre significative si sono aggiunte, e che il 1994 era stato proclamato dalle Nazioni Unite “Anno internazionale della famiglia”). Sarà possibile in questo modo valutare su basi oggettive se c’è stato un calo di attenzione – o meglio di presenza – da parte della stampa quotidiana (che se da un lato contribuisce a “formare opinione” dall’altro inevitabilmente rispecchia il sentire e l’interesse dei suoi lettori).
Quando anche la ricerca ci desse ragione, dimostrando un minore interesse sul tema che da tanti anni ci appassiona e ci sta a cuore, si aprirebbe poi l’inevitabile interrogativo: quali le cause? Che si dia ormai per scontata e acquisita la trasformazione di padri in “nuovi padri”? Ora, che i padri siano profondamente cambiati negli ultimi 50 anni è indubbio (sapete che uso spesso l’espressione “rivoluzione paterna”), ma che ci sia ancora molta strada da fare nella comprensione di questo fenomeno e dei suoi effetti è altrettanto certo e non può sfuggire a nessuno, tantomeno agli addetti ai lavori.
Che altri temi più cogenti ed urgenti abbiano preso il sopravvento? Questo è possibile: gli anni del Covid-19 hanno sconvolto le nostre vite e certamente modificato i nostri interessi e le nostre priorità. Poi si sono aggiunte difficoltà economiche per larghi strati di popolazione, la preoccupazione invano rimossa per il rischio di un terzo conflitto mondiale, grazie all’invasione dell’Ucraina, inversioni di rotta non da poco sul piano della politica interna, i cambiamenti climatici con una nuova sensibilità (e nuovi disastri)… Insomma, un bel crogiuolo di distrazioni. E tuttavia il tema della famiglia, dei figli, della genitorialità, continua a sembrarci così importante da farci dubitare che possa essere passato in secondo piano.
Non ci resta che aspettare per cercare di capire meglio. L’indagine che condurremo il prossimo anno sarà, a mio avviso, molto significativa. Nel frattempo continueremo a monitorare la paternità in tutti i suoi aspetti, affascinati da sempre, come siamo, da questo tema.