Luigi Renato Zardo è semplicemente “il padre di Erik”. Così lui firma ogni sua comunicazione o corrispondenza da quando, il 12 maggio 2012, vide per l’ultima volta il suo bambino. Tre giorni dopo scoprì che sua moglie aveva lasciato l’Italia ed era tornata con il figlio in Ucraina, suo Paese natale. Per lui cominciò un calvario di dolore, di speranze e delusioni. Zardo era in contatto con il Presidente dell’ISP fin da prima che avvenisse la sottrazione del minore (un evento che si preannunciava molto probabile, ma che Zardo non riuscì a scongiurare). Quilici gli ha chiesto di raccontare la sua vicenda per ISP notizie. Non è stato facile per questo genitore, e si capisce il perché. Lo ha poi fatto in forma molto estesa ed è stato giocoforza ridurre di molto il testo.
Vorremmo che la vicenda del “padre di Erik” – simile a tante altre – fosse di stimolo alle nostre Autorità preposte a questi casi (Ministero di Grazia e Giustizia e Ministero degli Esteri in primis), ma anche ai giudici, agli avvocati, agli assistenti sociali, ai periti. Sempre va fatto il possibile per prevenire casi come questo. E quando uno si verifica è doveroso intervenire con energia e autorevolezza a far rispettare il Diritto Internazionale, le Convenzioni in materia, i diritti dei genitori e quelli – insopprimibili – dei figli.
Incontro la mia futura moglie, Tanya Gordyenko, a Torino il 27-09-2003. Si era appena iscritta all’università. Dopo un anno ci sposiamo, in Italia, a Carmagnola. Mia moglie acquisisce la cittadinanza italiana nel 2006 e nel 2009 si laurea.
Erik viene concepito il giorno di San Valentino del 2009, nasce il 15-11-2009. IViviamo ad Alice Superiore in Val Chiusella, Erik frequenta l’asilo nido locale. Io utilizzo il congedo parentale per passare più tempo possibile con lui. Erik adora il posto in cui viviamo, ha molti amichetti, vuole bene a me e a sua madre. Intanto mia moglie mi convince ad ospitare sua madre. E’ il 2011, mia suocera non si muove mai di casa, da 5 mesi è nostra ospite, non parla l’italiano, è insofferente, si intromette pesantemente nella nostra vita famigliare.
Una sera Tanya inveisce contro di me, mentre sua madre fa chiamare da un vicino i carabinieri dicendo che io le sto aggredendo. Arrivano i militari e ognuno spiega l’accaduto dal suo punto di vista.
Il mattino dopo Tanya esce di casa molto presto con sua madre, portando via il bimbo e tutti i suoi effetti personali, soldi, gioielli: quando mi alzo non c’è più nessuno e lei diviene irreperibile. Mesi dopo verrò a sapere che quel mattino ha depositato una denuncia penale contro di me per violenza, maltrattamenti, mancanza dei mezzi di sussistenza.
Intervengono i Servizi Sociali. Mia moglie non vuole più che io veda il bambino, dice che vuole essere protetta dal rischio di aggressione; i Servizi, nel dubbio, decretano l’allontanamento temporaneo di mamma e bambino ma cercano di consentirmi incontri protetti, chiedendo l’intervento del Tribunale dei Minorenni. Io riesco a vedere mio figlio pochissimo, nonostante utilizzi tutti i miei giorni di ferie, nomino degli avvocati e inizio a pagare spese legali che lieviteranno sempre più, fino a quote incredibili… Il Tribunale dei Minorenni stabilisce che io devo poter vedere liberamente mio figlio e ritiene infondato l’allontanamento del bambino da me e dalla casa dove è nato e cresciuto.
A quel punto la competenza passa al Tribunale Ordinario, in quanto io e mia moglie siamo ancora coniugati. Per un mese si interrompe ogni incontro fra me ed Erik, che non so dove si trovi. Mia moglie fa richiesta di separazione giudiziale chiedendo l’affido esclusivo del bimbo.
Il Giudice respinge la richiesta, giudica gravemente pregiudizievole il comportamento di mia moglie, sia verso il bimbo che verso me, le impone di consentirmi un calendario di visite. Io passo il primo Natale senza contatti con mio figlio.
Gennaio 2012. Riesco di nuovo a vedere mio figlio: tre volte alla settimana, per un numero esiguo di ore, non manco mai agli incontri. Nel frattempo si avvia un processo penale contro di me in virtù della denuncia che mia moglie sporse quando andò via di casa, processo a cui mia moglie non parteciperà mai.
Arriva l’udienza presidenziale del procedimento di separazione, il 12-04-2012, e con essa la decisione di affidare Erik congiuntamente ai due coniugi, precisando l’assegno da corrispondere alla signora Gordyenko, e stabilendo in tre giorni alla settimana la frequentazione padre-figlio. Venerdì 12-05-2012, vedo mio figlio per l’ultima volta. Lui cerca in tutti i modi di farmi capire che “vai via mamma!”, ma io non so far altro che invitarlo a non dire così… Solo dopo tre giorni capirò che intendeva dire “mamma va via!” per avvertirmi: aveva probabilmente visto far le valigie.
Il 13-05-2012 mia moglie, quasi all’ingresso della frontiera ucraina, mi scrive per l’ultima volta in risposta ad una mia richiesta di conferma per l’appuntamento successivo: “ok tutto bene, ci vediamo domani”. Non si presenterà nessuno. Sporgo denuncia per scomparsa di persone. Due mesi dopo, l’Interpol localizza mio figlio conla nonna materna in Ucraina, a Zhytomyr, nella casa dei miei suoceri. Sporgo denuncia per sottrazione internazionale di minore e sequestro di persona.
Predispongo una istanza ai sensi della Convenzione dell’Aja per il rimpatrio del bambino, cittadino italiano, che ai sensi della Convenzione dovrebbe avvenire in un massimo di 6 settimane, mentre nel frattempo dovrebbero essere garantiti incontri fra il minore ed il suo genitore abbandonato, cioè io. Mia moglie non consentirà mai alcun incontro, e in Ucraina dichiarerà all’Autorità Giudiziaria che non permetterà ad Erik di rientrare in Italia. Non ho alcuna possibilità di vedere o sentire mio figlio, e nessuna delle Autorità italiane coinvolte nella vicenda riuscirà mai più a vederlo o sentirlo: Ministero di Giustizia (DGM – Autorità Centrale Convenzionale), Ministero degli Affari Esteri (Ambasciata d’Italia a Kiev e relativo Consolato), Autorità Giudiziaria italiana che nel frattempo chiude le indagini. Passo un altro Natale senza poter neanche immaginare come stia mio figlio e se ancora si ricordi di me. L’inizio del processo contro mia moglie, in flagranza di reato e dichiarata irreperibile, viene fissato per settembre 2015. Quello contro di me era iniziato in soli tre mesi…
Sul fronte civile, con una CTU decisa dal Giudice, ho ottenuto l’affidamento esclusivo del bimbo, l’ordinanza di rimpatrio, e l’istituzione di incontri protetti fra il bimbo e la madre. Ma la sentenza rimane una chimera, visto che il bimbo non si trova. Stimolato dall’Autorità Centrale Convenzionale italiana, che ncn riesce ad ottenere alcuna collaborazione dalla sua omologa Autorità ucraina, mi reco direttamente in loco per presentarmi alle Autorità ucraine della città dove si ritiene debba trovarsi mio figlio, e chiedere, con l’intercessione dell’Ambasciata d’Italia, il loro intervento. Incarico anche un legale ucraino di una serie di pratiche, fra cui la richiesta di riconoscimento ed applicazione della sentenza italiana di affidamento esclusivo e rimpatrio. Mi rivolgo all’ufficio nazionale di tutela dei diritti umani (Ombudsman ucraino). Ipotizzo anche di rivolgermi alla Corte Europea dei Diritti Umani, di cui l’Ucraina fa parte.
Il mio viaggio in Ucraina si svolge in concomitanza del quarto compleanno di Erik. Il 15-11-2013 mi reco, insieme al vice-console italiano, presso gli uffici dei Servizi Sociali di Zhytomyr, chiedendo il loro intervento. Vengo a sapere che mia moglie lavora nel palazzo di fronte, settore “Politiche per la Famiglia” dell’amministrazione regionale. Così capisco perché non ho alcuna speranza di ottenere la collaborazione delle autorità locali… E comprendo anche perché il nostro Ministero di Giustizia non ha ottenuto alcun rispetto della convenzione dell’Aja dall’Ucraina. Ciononostante, con istanza formale chiedo che il Servizio Sociale di Zhytomyr organizzi incontri protetti fra me e mio figlio. Mi viene risposto che chiederanno a mia moglie che ne pensa e che mi faranno sapere. Ma mia moglie non vuole, e non consente nemmeno al personale dell’Ambasciata italiana alcun contatto col bimbo od informazione sulla sua situazione socio-ambientale ed abitativa.
Mi riprendo i pacchetti che avevo portato dall’Italia con i doni per mio figlio, e resto con una amarezza inconcepibile. Sono arrivato a poche centinaia di metri da lui, non gli ho nemmeno potuto far sapere che suo padre esiste, che l’ha sempre cercato e che gli vuole una infinità di bene.
(il padre di Erik)