Nell’ultimo mezzo secolo è sensibilmente aumentato il tempo che i genitori trascorrono con i loro figli, sia per la cura che per lo svago. In particolare, i padri hanno quadruplicato il tempo che dedicano ai figli. Lo ha accertato una ricerca guidata da Judith Treas, dell’Università della California di Irvine, coautrice la borsista italiana post-dottorato al Collegio Carlo Alberto di Moncalieri (TO), Giulia Dotti Sani. Lo studio – pubblicato sul Journal of Marriage and Family – ha riguardato 122.271 genitori di 11 Paesi (Canada, Regno Unito, Stati Uniti, Danimarca, Norvegia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Italia, Spagna e Slovenia) di età compresa fra 18 e 65 anni e con almeno un figlio di età inferiore a 13 anni. Per quasi 50 anni – dal 1965 al 2012 – a questi genitori è stato chiesto di tenere un diario delle attività quotidiane. I ricercatori hanno quindi analizzato i diari e le differenze nel corso degli anni.
Dalla comparazione è risultato che nel 1965 le madri riservavano ai figli una media quotidiana di 54 minuti, mentre nel 2012 questa è praticamente raddoppiata, raggiungendo i 104 minuti al giorno. Il dato davvero significativo (anche se atteso) è però quello relativo ai padri, che hanno quadruplicato il tempo che dedicano ai figli: dai 16 minuti in media del 1965 ai 59 del 2012. Questo – ha commentato la ricercatrice italiana – “va di pari passo con il diffondersi di un modello nuovo di paternità, fatto dell’esserci di più, del prendersi cura dei propri figli”.
La ricerca ha anche evidenziato una correlazione tra il livello di istruzione dei genitori e il tempo che questi passano con i figli: le mamme con istruzione universitaria hanno trascorso in media 123 minuti al giorno, contro i 94 di quelle con livello di istruzione più basso. Lo stesso vale per i papà laureati: 74 minuti in media contro i 50 di quelli meno istruiti. Secondo Dotti Sani si possono dare due spiegazioni del fenomeno: la convinzione che lo sviluppo cognitivo ed emotivo dei bambini sia legato al tempo che trascorrono con i genitori, convinzione più diffusa tra i genitori con istruzione più elevata (e condivisa dalla stessa Treas); la maggiore disponibilità economica legata solitamente a un più elevato grado di istruzione, che lascia ai genitori più tempo libero per stare con i figli (non devono, per esempio, occuparsi della pulizia della casa).
Un unico Paese ha segnato, per le madri, un’inversione di tendenza nel tempo dedicato ai figli: la Francia. I padri, invece, anche in questo Paese hanno fatto rilevare un sensibile aumento di presenza nei riguardi dei figli.