La sua storia è ora raccontata in un libro, un e-book dal titolo Cinque anni e mezzo senza la mamma. Era il 2010 e lei aveva solo quattro anni quando il padre, un egiziano, la rapì alla madre, che lo aveva lasciato, e si trasferì al Cairo. Poteva essere uno dei tanti casi di sottrazione internazionale di minore che purtroppo finiscono male, nel senso che il genitore al quale il figlio è stato sottratto non riesce a ritrovare il proprio bambino. Ma questa volta l’amore e la tenacia della donna, Sandra Fardella, milanese, l’hanno spuntata. Sandra si è trasferita al Cairo e da qui ha continuato la sua battaglia con le autorità dei due Paesi, fino a quando l’ex compagno, che si spostava continuamente nel Paese per sfuggire alle ricerche, è stato trovato e arrestato (ora si trova in carcere in Italia).
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Non capita spesso (“per fortuna”, dirà qualcuno) di scoprire dopo trent’anni di essere padre e anche nonno. E’ accaduto a Domenico Carboni, che tanti anni fa dalla Sardegna era emigrato in Belgio. Al momento della pensione era tornato in Italia e conduceva una tranquilla – forse un po’ monotona – vita di pensionato scapolo. Senonché da Bruxelles gli è arrivata una lettera che cominciava con “Caro papà”. Con quella lettera una giovane donna, Muriel, sposata e con due bambini, gli rivelava di essere sua figlia, frutto di un’avventura amorosa di trent’anni prima. Domenico ne è stato felicissimo. Naturalmente ha fatto gli accertamenti del caso, che hanno confermato: Muriel è proprio sua figlia. I due – anzi i cinque – si sono incontrati lo scorso agosto in Sardegna, con grande felicità di tutti.
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Il coniuge divorziato che instaura una convivenza perde il diritto all’assegno da parte dell’ex. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione (ordinanza n. 18111/2017) dando ragione alla Corte di merito e torto alla ex moglie ricorrente. Per i giudici, la formazione di una nuova famiglia esclude ogni residua reponsabilità dell’ex coniuge. La donna aveva eccepito che la relazione era nel frattempo cessata, ma la Corte ha ribadito quanto aveva già enunciato con una precedente sentenza (6855/2015), ossia che questo non è rilevante, rispetto alla evidente assunzione di responsabilità insita in un nuovo rapporto. Insomma, di fronte a una convivenza il diritto all’assegno “non entra in quiescenza, ma viene definitivamente eliso”.
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Un appello perché le famiglie di donatori di organi e quelle dei riceventi possano conoscersi è stato lanciato da Reginald Green, padre di Nicholas, il bambino americano di sette anni che nel 1994, sulla Salerno- Reggio Calabria, rimase ucciso durante un tentativo di rapina. Gli organi di Nicholas furono trapiantati in sette pazienti e nomi, foto e storie delle guarigioni ottenute fecero il giro del mondo (non era ancora in vigore la legge sulla privacy) dando un fortissimo impulso – sostiene Green – alle donazioni di organi.
In Italia un altro padre che si batte con lo stesso obiettivo è Marco Galbiati, che il 2 gennaio scorso ha perso suo figlio Riccardo, 15 anni, colpito da infarto. Galbiati è riuscito a mettersi in contatto con uno dei riceventi. Lui e Green sostengono che molto spesso le famiglie di chi dona un organo e di chi lo riceve non desiderano affatto l’anonimato. Basterebbe che la legge ora in vigore prevedesse una deroga nel caso in cui entrambe le famiglie desiderino rinunciare all’anonimato.
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A 15 anni, nel 2015, era fuggita dall’Eritrea affrontando un terribile viaggio per raggiungere il padre, emigrato anni prima in Svezia. Aveva raggiunto l’Etiopia, attraversato il Sudan, era arrivata in Libia e da qui, su un barcone, era approdata alla fine del 2016 a Catania. Trasferita in un centro di accoglienza a Brescia, era stata affidata ad un tutore dal Tribunale per i minorenni. Ad ogni colloquio ripeteva che doveva ritrovare suo padre in Svezia. Così l’ufficio immmigrazione della Questura ha contattato le autorità svedesi e alla fine l’uomo è stato rintracciato. Appurato il rapporto di genitorialità, Svezia e Italia hanno collaborato per il raggiungimento familiare. L’uomo è venuto in Italia ed è ripartito con la figlia alla volta della Svezia.
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Un turista inglese è annegato nel tentativo di salvare la figlioletta, che giocava sulla spiaggia ed era stata trascinata al largo dalle onde. E’ accaduto in Puglia, fra Piloni e Marina di Ostuni, in provincia di Brindisi. Con l’uomo è morto anche un dipendente di uno stabilimento balneare che si era tuffato per soccorrere la piccola. La bambina è stata poi tratta in salvo da altri soccorritori.
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Un uomo di 32 anni è stato arrestato in provincia di Alessandria con l’accusa di violenza sessuale nei confronti del figlio di cinque anni. Colto in flagrante dai carabinieri, ha confessato ed è stato arrestato. La violenza sarebbe avvenuta – ma il condizionale è in questo caso superfluo – durante uno degli “incontri protetti” (l’espressione suona drammaticamente inappropriata) concordati fra magistratura, madre del piccolo e assistenti sociali. Il padre era stato denunciato un anno fa dalla moglie, ma non erano emerse prove di colpevolezza; tuttavia entrambi i genitori erano stati trasferiti in una comunità protetta, dove il padre poteva avere brevi incontri con il figlio.
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L’estate appena finita ci ha regalato anche una piccola polemica parlamentare… pro-padri. La Presidente Laura Boldrini ha inviato alla deputata di Sinistra Italiana Celeste Costantino, appena diventata mamma, “un saluto a mamma e bimba”. “E il padre?”, ha obiettato l’on. Palmieri, Forza Italia. Secondo quanto riportato da L’Espresso (23 luglio scorso), l’on. Boldrini ha risposto che “il papà non è parte in causa in questo caso” (non ci pare chiarissimo il significato della frase). Sembra, comunque, che vi sia una sorta di prassi parlamentare per la quale i politici maschi fanno gli auguri ai colleghi neo-padri e quelli femmine alle donne.