di Chiara Narracci *
Le grandi trasformazioni che hanno accompagnato l’evoluzione sociale di questi decenni investono in modo significativo la famiglia. Di fatto oggi siamo di fronte ad un’emergenza educativa dettata da:
– vuoto valoriale: il troppo individualismo porta all’eccessiva aspettativa di benessere e diventa difficile individuare i valori in grado di dare un senso alle proprie scelte di vita;
– vuoto normativo: non esistono più regole di riferimento, ce ne sono troppe e diventa difficile orientarsi;
– vuoto educativo: si hanno grandi difficoltà ad educare i figli, che spesso ricevono un’educazione in serie, tutti ad inglese, tutti a nuoto…
Nella società post-narcisista attuale c’è un ritorno alla riscoperta della centralità della relazione, ma non avendo maturato una buona consapevolezza di noi stessi e delle nostre risorse abbiamo grandi difficoltà a gestire le dinamiche relazionali, che troppo spesso diventano conflittuali. Non si esce da un problema con lo stesso modo di pensare che ha causato il problema. Siamo cresciuti in una cultura individualista ed aggressiva ed aspiriamo a relazioni altruistiche e tenere nelle quali poterci sentire visti e amati per quello che siamo. Allo stesso tempo, ci hanno insegnato uno stile comunicativo aggressivo teso a prevaricare piuttosto che ad ascoltare, teso a criticare piuttosto che a metterci in discussione. Rigidi nei nostri automatismi, non ci diamo il tempo ed il permesso di attingere alle tante risorse di cui disporremmo per gestire i conflitti in modo costruttivo.
Credo sia davvero arrivato il momento di dare valore al rispetto: “al rispetto reciproco”. Come sociologa e consulente familiare mi trovo di fronte a tantissime coppie in crisi, specie quelle genitoriali, che accompagno in un percorso di consapevolezza interna e relazionale, attraverso una rieducazione dello stile comunicativo, perché troppo spesso si proietta sull’altro la soddisfazione di bisogni antichi e lo si fa con un atteggiamento aggressivo di pretesa, teso a prevaricare l’altro.
Mi trovo di fronte coppie sfinite dalle continue lotte di potere nel disperato tentativo di affermarsi; quando con l’ascolto reciproco si consapevolizza che il bisogno non è quello di affermarsi sull’altro ma di sentirsi rispettati dall’altro, si ritrova la tenerezza. Il padre di famiglia si sente costantemente messo in discussione nella sua autorità dall’equilibrio relazionale preteso dalle madri, le quali oggi più che mai sono consapevoli della loro forza e del loro valore e non sono più disposte ad essere il mero braccio esecutore del volere paterno.
Noto nelle coppie una grande rigidità nel non voler accogliere il punto di vista dell’altro, una grande paura ed essere invasi, non considerati e prevaricati, che porta alla chiusura da entrambe le parti. Le coppie mi riportano una sensazione relazionale di profonda solitudine, che esternano con rabbia, svalutazioni ed autosvalutazioni che provocano una maggiore distanza.
Si è detto tante volte che in famiglia, per dare delle coordinate educative e valoriali solide, madre e padre dovrebbero essere allineati. Troppo spesso, però, ci si scontra sul differente modo che ognuno rivendica per raggiungere il medesimo fine. Divenire consapevoli di queste dinamiche e delle emozioni che sottendono i comportamenti disfunzionali al benessere della famiglia consente di abbassare le difese e di essere più tolleranti sul differente modo, in un clima di rispetto reciproco dove serenamente si può far rispettare ai figli il modo dell’altro pur non condividendolo. Senza per questo sentirsi messi in discussione.
Nel pretendere uno stesso linguaggio uno dei due deve abdicare al proprio e così facendo insegna ai propri figli, attraverso l’esempio, a non rispettarsi come persona. Rispettando invece il proprio e l’altrui modo si consente ai figli di mediare un proprio modo e venir fuori come individui che non hanno paura del diverso.
Si parla tanto di integrazione a livello macro-sociale ma è in seno alla famiglia, quale luogo di socializzazione primaria, che si impara il rispetto per l’altro. La condizione che consente alla famiglia di costituire una vera risorsa per il benessere è quella di incrementare la sua linfa relazionale.
* Sociologa, consulente e mediatore familiare. ISP Roma