Il ministro per la Famiglia, Lorenzo Fontana, lo aveva detto senza mezzi termini a pochi giorni dalla sua nomina, esattamente il 2 giugno scorso: “Le famiglie gay non esistono”. Lo aveva detto in una intervista al Corriere della Sera chiarendo che, poiché in Italia non esiste una legge che le prevede, dunque esse non esistono. E aggiungendo di ritenere, da cattolico, che la famiglia sia solo quella “naturale, dove un bambino deve avere una mamma e un papà”.
Nella stessa intervista aveva preannunciato che avrebbe potenziato i consultori “così da cercare di dissuadere le donne ad abortire”. Osserviamo per inciso che potenziare i consultori – come quantità e qualità – non sarebbe male, così come, naturalmente, ottenere una riduzione del numero degli aborti. Altro discorso, peraltro, se questo obiettivo dovesse essere perseguito rendendo ancora più difficile la IVG (già il gran numero di medici obiettori rende spesso complicato dare applicazione alla Legge 194 del 22 maggio 1978) o attuando un terrorismo psicologico nei confronti delle donne.
Il neo-ministro leghista ha espresso nuovamente il suo pensiero alla fine di luglio scorso alla Camera, quando ha detto che non può essere riconosciuta “la genitorialità di bambini concepiti all’estero da coppie dello stesso sesso tramite pratiche vietate come la maternità surrogata o l’eterologa, non consentita a coppie omosessuali”.
Le sue parole hanno suscitato reazioni nell’ambito della stessa compagine di Governo. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il cinquestelle Vincenzo Spadafora (già Garante Nazionale per l’Infanzia, al quale ISP notizie fece un’intervista quando rivestiva quella funzione) ha chiesto al ministro di “fermare la propaganda e aprire un dialogo culturalmente serio, di riflessione e di discussione, per evitare che il nostro Paese torni dieci anni indietro”. Ha aggiunto che “non esistono bambini di serie A e di serie B, tutti devono essere tutelati”.
E’ stata l’occasione per ribadire gli schieramenti culturali e ideologici dei nostri politici: si sono espressi pro-Fontana il Ministro dell’Interno e leader leghista Matteo Salvini, ma anche Maurizio Gasparri (Forza Italia), Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia), Paola Binetti, Gaetano Quagliarello. Contrari, naturalmente, il PD Andrea Marcucci, e l’ex Governatore della Puglia Nichi Vendola. La sindaca di Torino, la pentastellata Chiara Appendino, ha ricordato che “Torino è stata la prima città in Italia a riconoscere i figli di coppie dello stesso sesso e di questo siamo orogliosi”.
A proposito di Cinquestelle, anche Luigi Di Maio si è espresso. Posizionandosi a metà strada. “Quando Fontana dice che l’utero in affitto in Italia è illegale dice la verità” – osserva il Vicepremier –; “poi però ci sono i bambini e questi si devono tutelare”.