di Arnaldo Spallacci * e Franca Silvestri *
Uno dei temi più frequentemente trattati dal sistema dei media, ovvero la trasformazione di uomini e donne nel corso degli ultimi 50 anni e la conseguente ridefinizione delle identità di genere (in Italia e in molti altri Paesi), è stato al centro di quattro seminari validi per la formazione professionale continua dei giornalisti con crediti deontologici dell’Ordine dei Giornalisti.
Elemento di novità (almeno per il versante giornalistico) del ciclo di incontri, messi a punto dal sociologo Arnaldo Spallacci, dell’I.S.P., e dalla giornalista Franca Silvestri, è stato il confronto, con costruttivo dibattito, fra sociologi e giornalisti: fra chi analizza la realtà, la società e le sue evoluzioni nel corso della storia e chi racconta la realtà, la società nei suoi aspetti di immediata attualità.
Promotori della rosa di seminari sono stati l’Ordine dei giornalisti e la Fondazione Odg dell’Emilia-Romagna con la preziosa collaborazione dell’I.S.P. – Istituto di Studi sulla Paternità e del suo presidente Maurizio Quilici, con il patrocinio del Quartiere Santo Stefano di Bologna e della sua presidente Rosa Maria Amorevole (da tempo impegnata sul complesso fronte delle tematiche di genere e particolarmente attenta agli sviluppi storici della “questione femminile”, anche sul versante mediatico).
La metamorfosi maschile e femminile avvenuta negli ultimi 50 anni, con la relativa ridefinizione delle identità di genere, ha comportato la riformulazione delle biografie, ovvero dei corsi di vita, di uomini e donne. La trasformazione della condizione femminile, sia sotto il profilo pratico (nel lavoro, nell’educazione, nella famiglia) che valoriale (atteggiamenti, orizzonti di vita, autonomia, relazioni con l’altro sesso) appare più visibile e definita, ma al contempo è cambiata molto, seppure con una direzione meno certa, la condizione degli uomini.
Numerosi fattori comprovano la contraddittorietà e la complicazione della condizione del femminile e del maschile in Italia (e non solo). Molti stereotipi, ovvero le rappresentazioni convenzionali dei generi, sono stati abbattuti ma altri perdurano. Questa persistenza, unitamente alla creazione di stereotipi nuovi, condiziona spesso analisi e giudizi.
Un articolo, un saggio, che abbia come modello di riferimento le rappresentazioni convenzionali, vecchie e nuove, rischia da un lato di riproporre sempre gli stessi discorsi, specie nella interpretazione, nella individuazione delle cause dei fenomeni; dall’altro di non descrivere il reale, ma piuttosto rappresentazioni spesso politicamente influenzate, e interessate. L’uomo italiano come eterno Peter Pan, la donna costretta al lavoro casalingo, l’uomo patriarca o latin lover, la donna eternamente bloccata dal “soffitto di cristallo”, l’uomo disinteressato al discorso culturale, isolato e misogino/misantropo, contrapposto alla donna attiva, sociale e partecipativa, e altri casi ancora, rappresentano in effetti realtà di alcuni strati della popolazione italiana, ma non necessariamente della maggioranza di uomini e donne; né tanto meno prefigurano un futuro probabile e credibile.
Gli incontri, riuniti nel ciclo “Generi – Linguaggi – Media – Società”, si sono svolti fra giugno e novembre 2018 nel suggestivo Complesso Monumentale del Baraccano (sede del Quartiere Santo Stefano) e hanno declinato la trasformazione di uomini e donne (Uomini e donne che cambiano) in quattro diversi modi e con altrettanti approfondimenti: La ridefinizione delle identità di genere in Italia; I “nuovi padri” e le relazioni di genere in famiglia; Le rappresentazioni di genere nel sistema dei media; Legalità, violenza, “violenza di genere” e iniziative di contrasto.
Ai quattro seminari tematici hanno partecipato sociologi e giornalisti ma anche specialisti di altre discipline: studiose e studiosi delle questioni di genere, di statistica sociale, antropologi, esperti di etica e deontologia dei giornalisti, protagonisti del mondo politico e istituzionale, ricercatori sui problemi della criminalità, avvocati. Un fronte interdisciplinare che ha visto la partecipazione e gli interventi di Elisabetta Ruspini, Arnaldo Spallacci, Massimo Corsale, Linda Laura Sabbadini, Saveria Capecchi, Gian Guido Nobili, Maurizio Quilici e dell’avvocato penalista Valerio Vartolo. Fra i giornalisti, Giovanni Rossi (presidente dell’Odg Emilia-Romagna), Michelangelo Bucci (consigliere dell’Odg Emilia-Romagna), Claudio Santini (presidente del Consiglio di disciplina territoriale dell’Odg Emilia-Romagna), Lorenzo Bianchi, Serena Bersani (presidente dell’Associazione Stampa Emilia-Romagna), Michele Partipilo, Franca Silvestri, Silvestro Ramunno (consigliere dell’Odg Emilia-Romagna), Emilia Vitulano (consigliera dell’Odg Emilia-Romagna e responsabile dell’Osservatorio regionale sulla professione).
Tanti interventi, opinioni, pratiche politico-istituzionali che hanno contribuito a delineare la complessa questione della trasformazione dei rapporti fra donne e uomini. E, avendo di fronte una audience di professionisti del mondo dell’informazione, a verificare come la stampa e in generale il sistema dei media affrontano il tema e le problematiche connesse.
* Sociologo (ISP Bologna)
* Giornalista, Caporedattore Giornalisti, tabloid d’informazione dell’Odg Emilia-Romagna