Per la prima volta in Italia un single ha potuto adottare un bambino, anzi due. Giona Tuccini, 44 anni, docente di italianistica a Città del Capo, ha ottenuto in Sudafrica l’adozione di due bambini orfani secondo la legge di quel Paese. E il Tribunale di Roma ha riconosciuto la doppia adozione anche in Italia, in nome del “superiore interesse dei due bambini”. Tuccini, che ha la doppia cittadinanza, ha adottato i due bambini, che non sono fratelli, a distanza di tre anni l’uno dall’altro. Il suo caso non resterà isolato. Con una importante ordinanza, infatti, la n. 17100 pubblicata il 26 giugno 2019, la Cassazione ha stabilito che anche ai single e alle coppie non sposate sarà possibile adottare. E senza limiti di età.
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Su un caso – purtroppo frequente – di madre separata che impedisce all’ex coniuge gli incontri col figlio si è espresso il Tribunale di Cosenza, obbligando la donna a risarcire padre e figlio (con 5mila euro ciascuno) per le sofferenze subite dal primo e per la mancanza di supporto paterno rispetto alla crescita, educazione e formazione subita dal secondo. La vicenda ha seguito percorsi “classici”: accuse di abusi sessuali e maltrattamenti da parte della madre nei confronti del padre, che non hanno trovato alcun riscontro nonostante approfondite indagini, perizie e intercettazioni e allontanamento del figlio dal padre, che non ha potuto vedere il bambino per tre anni. Quanto all’ipotesi, formulata dal ricorrente, di una alienazione parentale, i giudici (echeggiando con ciò una importante sentenza della Cassazione del 2016) hanno rilevato che il giudice di merito in questi casi deve prescindere dalla validità o invalidità teorica di questa patologia ma deve accertare , in concreto, la sussistenza di tali condotte. Atteggiamento che questo Istituto ha più volte condiviso.
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La petizione di Change.org perché sia calendarizzata in aula la proposta di legge che prevede la possibilità di dare il cognome materno ai figli ha raggiunto oltre 54mila firme. La riforma sul cognome fu definita “indifferibile” dalla Corte Costituzionale tre anni fa; in quell’occasione la Corte ritenne che fosse obbligatoria la possibilità di attribuire il cognome materno ma solo con il consenso del padre. Da allora si sono succeduti quattro Governi, ma la riforma non è stata mai approvata.
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Istruiva il figlio di otto anni, non insegnandogli Storia o Geografia bensì istruendolo su affari di droga e criminalità: come va trattata la droga, cosa fare se una partita è tagliata male, come sono fatte e funzionano le armi, come guardarsi dai carabinieri. Autore degli insegnamenti un 46/enne di Gioia Tauro (Reggio Calabria), Agostino Cambareri, arrestato – in una operazione che ha comportato 13 arresti – perché ritenuto il capo di una banda di narcotrafficanti. Il bambino è stato allontanato dalla famiglia per ordine del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria.
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Omero Antonutti, l’attore che nel 1977 interpretò il padre di Gavino Ledda nel film Padre padrone, dei Fratelli Taviani, è morto a Udine all’età di 84 anni. Era malato da tempo di un tumore. Antonutti era stato anche la voce principale nel doppiaggio di numerosi film. Fra l’altro, era stato la voce narrante nei film La vita è bella (1979), interpretato da Roberto Benigni, e Il mestiere delle armi (2001).
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La ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, a margine della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani al Senato, ha auspicato che da qui al 2022 – anno in cui, per le disposizioni europee, il congedo di paternità alla nascita dovrà essere di dieci giorni – “si arrivi a quindici giorni”. Nella stessa occasione ha ricordato che “nella manovra c’è il congedo di paternità per sette giorni, misura complementare da finanziare di nuovo rispetto ai cinque giorni del 2019”.
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E’ noto da decenni che una separazione conflittuale fra genitori provoca danni nei figli; periodicamente le ricerche non fanno altro che confermarlo. Ultima in ordine di tempo quella svolta dall’Università “La Sapienza” di Roma per conto del Garante per l’infanzia. L’indagine è stata condotta su 106 famiglie romane, con 158 minori coinvolti. Lo studio si proponeva, in particolare, di esaminare il rifiuto immotivato di un figlio di vedere uno dei genitori. I risultati sono stati, a nostro avviso, sconcertanti: nell’84,7% dei casi i bambini hanno mostrato un rifiuto immotivato (è bene sottolineare questo aggettivo) nei confronti del padre. Significativa anche la percentuale di richieste di affidamento ad un solo genitore: 65%. In 33 casi la richiesta proveniva dalla madre, in undici dal padre. Quest’ultimo dato non fa che confermare quanto sempre sostenuto dall’I.S.P.: rallegrarsi per l’elevata percentuale di affidi condivisi (puramente formali) nella separazione è ridicolo. La realtà è indicata dall’elevata percentuale di ricorsi.