I decaloghi sono sempre riduttivi e anche quello elaborato dall’ISP non pretende di riassumere in poche regole un impegno complesso come quello del padre. Tuttavia, può servire a far riflettere. Perché da un modo nuovo di essere padre può nascere un modo più sereno di essere figlio.
Maurizio Quilici, presidente dell’I.S.P.
Un buon papà:
1. Non si angoscia pensando che non sarà mai un padre “all’altezza”;
2. è disposto a rinunciare a parte del tempo di lavoro e di quello libero per stare con i figli;
3. non risponde mai “perché no” (o “perché è così”, o “perché lo dico io”) alla richiesta di motivare un divieto;
4. non si preoccupa tanto di quello che deve fare “per” i figli, quanto di cosa fare “con” i figli;
5. collabora con la madre dei suoi figli, sia nel lavoro di cura sia in quello domestico, ma evita il ribaltamento di ruoli (in altre parole non fa il “mammo”);
6. non si vergogna di esprimere tenerezza verso i figli, ma è anche capace di dire “no”: un “no” motivato, fermo, autorevole;
7. mantiene sempre la parola data;
8. non sfoga mai sui figli (o sulla loro mamma) il suo nervosismo;
9. se deve punire i figli non ricorre mai – salvo casi eccezionali – allo scapaccione;
10. non insegna nulla di diverso da ciò che lui stesso fa.
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