di Silvana Bisogni *
C’era una volta…… Così iniziano sempre le fiabe e le favole. E’ la formula “magica” che apre la narrazione, riservata a bambini e a ragazzi. Ed evoca, in ciascuno di noi, il ricordo, dolce e nostalgico, della nostra infanzia quando la mamma o il papà o un nonno iniziava a raccontare storie fantastiche, a volte paurose, a volte più avventurose, spesso di pomeriggio o di sera, magari davanti ad un camino, seduti in braccio o accoccolati nel grembo di un genitore in poltrona, o nell’aia o in un cortile o stesi nel letto attenti ad ascoltare finché non scendeva lentamente il sonno a chiudere gli occhi nel riposo notturno.
Per definizione la “favola” è una breve vicenda la cui narrazione di fatti di pura invenzione, spesso di natura leggendaria o mitica, in prosa o in poesia, coinvolge come protagonisti animali o cose inanimate, che usano il linguaggio, i comportamenti e i difetti degli uomini. Ha la finalità di far comprendere una verità morale, in modo semplice.
La “fiaba”, creazione più recente dovuta ai fratelli Grimm, è una narrazione derivata dalla tradizione popolare: racconti medio-brevi, i cui protagonisti sono personaggi con una fortissima componente di magia e di fantastico (orchi, fate, folletti, ecc.) coinvolti in storie dall’intreccio formativo ed educativo. La trasmissione della fiaba ha una tradizione orale e si tramanda di generazione in generazione.
L’origine delle favole si perde nei secoli. Gli studiosi concordano nell’affermare che la favola più antica risale alla cultura egizia, nel XIII secolo a.C , intitolata “La storia dei due fratelli”, ma sono pervenute anche favole indiane e altre di origine dei Paesi mesopotamici di epoche successive, comunque molto antiche. A causa della tradizione orale, non sono pervenute trascrizioni di storie narrate nelle varie espressioni culturali di popoli e civiltà, ad es. quelli dell’America latina o dell’Africa.
E’ opinione comune che la fiaba, la favola e i racconti siano narrazioni specifiche per il mondo di bambini e di ragazzi e che abbiano il compito di trasmettere loro i valori e l’etica della vita così come radicati nella tradizione. In realtà questo tipo di letteratura è iniziata con l’intento di rivolgersi ad un mondo adulto. E’ sufficiente ricordare alcune opere universalmente conosciute e presenti nella memoria di ciascuno di noi: Le Mille e una notte, Il Decamerone, Lo cunto de li cunti, i cui contenuti sono esclusivamente dedicati ad adulti,
Quattrocento sono le favole in prosa attualmente conosciute di Esopo (schiavo, di origine frigia, vissuto in Grecia nel VI secolo a.C.), il più antico autore di favole della Grecia e del mondo occidentale, cantore del mondo contadino, ma non solo. Arguto e geniale, compose numerose favole, spesso riferite agli animali o piante, ma con evidenti allusioni al mondo degli uomini e degli dei. Un altro schiavo, nato in Tracia, prigioniero affrancato da Augusto, è il favolista latino più noto: Fedro (I secolo d.C.), autore di favole dedicate ad un mondo urbano in cui dominano l’avidità e la sopraffazione. Nelle favole e nelle fiabe antiche vigeva l’intento di un richiamo morale, possiamo riassumerle nel famoso detto “castigat ridendo mores”[1]
Nel corso dei secoli le favole hanno conosciuto una grande diffusione ed anche l’apporto della elaborazione o rielaborazione di storie grazie alla scrittura di autori, che hanno dedicato a questo genere di narrazione alcune opere che rappresentano tuttora un passaggio obbligato di conoscenza. Cito soltanto Gian Francesco Straparola di Caravaggio, il vero primo padre della Fiaba europea, pioniere della narrativa fantastica nella raccolta di 75 racconti (Le Piacevoli Notti, 1550) e studioso delle tradizioni popolari e del folklore, che ha ispirato altri autori, tra i quali Perrault e i fratelli Grimm.[2]
In Italia, una editoria specificamente riservata ai bambini e ragazzi è una creazione piuttosto recente. Risale all’epoca dell’Unità d’Italia, quando gli editori che pubblicavano libri scolastici, e producevano anche materiale di cancelleria e di arredamento scolastico, iniziarono ad interessarsi alla creazione di linee editoriali di letteratura per bambini e ragazzi. Il vero grande successo avvenne quando si avviò una strategia integrata tra stampa periodica, pensata per un pubblico di piccoli lettori, e la pubblicazione a puntate di racconti, fiabe e favole. E’ stato il caso, ad esempio, di Le avventure di Pinocchio di Collodi e di Cuore di De Amicis. Attualmente l’editoria dei libri per l’infanzia ed i ragazzi, a differenza di altri settori del libro, è sempre in positivo e in crescita.
In tempi più recenti le fiabe e le favole sono state e sono tuttora veicolate anche attraverso nuovi mezzi espressivi e nuovi strumenti: i fumetti, i cartoni animati, il cinema di animazione, ma anche il cinema tout court, il teatro, la televisione. Tutti mezzi che hanno dilatato l’offerta di storie con una moltiplicazione di situazioni, incroci, emozioni, personaggi, senza tuttavia far soccombere il libro.
Dunque le favole e le fiabe hanno attraversato i secoli, i popoli, le culture, le tradizioni raccogliendo in modo straordinario il rapporto dell’uomo con la sua origine, la natura, la sua storia, i suoi costumi e le credenze che poi sono diventate norme e valori. Le favole, le fiabe e i racconti rappresentano una metafora dell’esperienza umana, sono simboli di elementi presenti nella vita umana, come il bene e il male, l’amore e l’odio, l’amicizia e l’inimicizia, la solidarietà e l’indifferenza, la ricchezza e la povertà, la pace e la guerra, la vita e la morte. La loro narrazione consente di affrontare temi che richiedono una mediazione per essere ciò che non può essere detto altrimenti, vanno al di là del sé, superano il lato esistenziale della persona (soprattutto se bambini), consentono di “essere nel mondo”. Sono vere e proprie lezioni di vita vissute attraverso il filtro di personaggi e situazioni irreali: favoriscono l’interiorizzazione di modelli, norme e valori e l’acquisizione di atteggiamenti e comportamenti culturalmente condivisi.
Una lettura più approfondita delle situazioni e dei personaggi permette di aprire orizzonti nuovi e non sempre affrontati con l’attenzione che meritano. Ad esempio, come sono rappresentati la famiglia e le figure che la compongono? Quale ruolo hanno i genitori, i fratelli e le sorelle, gli zii e i nonni?
Innanzi tutto, è evidente che molte storie nascono da situazioni problematiche e da disgrazie familiari. Infatti tra le storie più conosciute molti personaggi sono orfani di madre: Cenerentola, Biancaneve, Belle (La Bella e la Bestia), Hansel e Gretel, la Sirenetta, Heidi, Dorothy (Il Mago di Oz), e/o di padre (La piccola fiammiferaia, Il Gatto con gli stivali), spesso vivono con matrigne o patrigni crudeli. A volte hanno fratelli e/o sorelle, che non sempre sembrano capaci di sentimenti di affetto (Cenerentola, La Bella e la Bestia, Il brutto anatroccolo)
In alcune favole le famiglie sono del tutto assenti per precedenti drammi familiari. E’ il caso di Heidi, che ha perso padre, madre e nonna materna, vive con il burbero nonno montanaro e condivide la sua esperienza di amicizia con Clara, bambina di origini borghesi, anche lei orfana di madre e per di più gravemente malata, costretta a vivere sola con una istitutrice perché il padre, uomo di affari, è sempre assente.
In altre storie poi, non vi è neanche un riferimento ad una figura paterna di riferimento. Cappuccetto Rosso è una storia in cui appaiono madre e nonna,. L’unica figura maschile è quella del cacciatore e – se si vuole – quella del lupo cattivo. E’ quanto accade anche per I tre porcellini, la cui madre li spinge ad andare vivere da soli per imparare la realtà della vita, e nel Brutto anatroccolo, in cui la presenza genitoriale è esclusivamente quella materna.
In altri casi i genitori sono entrambi vivi, ma vivono in condizioni di grave povertà (Pollicino, Hansel e Gretel) costretti ad abbandonare i figli perché non in grado di sfamarli. Oppure si tratta di genitori speciali, sempre Re o Regine, amorevolmente desiderosi di una figlia (La bella addormentata nel bosco), che appare condannata ad una sorte crudele (ovviamente per intervento di streghe cattive), che poi si risolve grazie all’intervento di un nobile, quasi sempre principe (mai un conte, un marchese o un duca…) o di un cavaliere senza macchia e senza paura.
Soprattutto nei fumetti e nei cartoni animati invece abbondano gli zii: Topolino (i 2 nipoti Tip e Tap, figli di una sorella), Paperino (Qui, Quo, Qua figli di un fratello), Paperina (Emy, Evy, Ely, figlie di una sorella), Minnie (Millie e Melody, figlie di una sorella), zio Paperone, protagonisti con i nipoti di esileranti storie che proseguono da decenni. Personaggio a parte è Nonna Papera, nonna paterna di Paperino.
In questa fantasmagoria di storie più antiche ed altre di più recente creazione la figura che appare più relegata ad un ruolo marginale è quella del padre. A volte malvagio, altre volte troppo povero per poter mantenere i figli a causa del lavoro che svolge (mugnaio, taglialegna, contadino) oppure troppo impegnato in affari per occuparsi di figli (Heidi) oppure distratto da nuovi rapporti sentimentali e dalla ricerca di una nuova moglie (Cenerentola, Biancaneve), si tratta di un padre che non offre un approccio sicuro e autorevole per i figli, neanche quando riveste ruoli importanti come quelli di Re. E’ relativamente presente e relativamente assente, marginale.
Si può con certezza affermare che l’unico vero padre che si distingue per la grandezza del suo ruolo, per l’amore verso il figlio che egli stesso ha plasmato è Geppetto, il padre di Pinocchio. Geppetto è il padre fedele, che ama il figlio di un amore sincero, indiscusso e volto al sacrificio di sé. Offre al figlio una comprensione indiscussa e assoluta, che tuttavia è incapace di definire regole e limiti. In realtà il suo ruolo di padre-guida è condiviso con il Gillo parlante, che è la voce della coscienza che cerca di orientare Pinocchio verso le scelte giuste.
Data la straordinaria vicenda dalla creazione del figlio, il suo essere genitore esclude la presenza di una maternità. Non è forse un caso che nella storia la presenza femminile sia così ridotta, L’unica figura significativa è quella della Fata dai capelli turchini, che svolge un ruolo determinante nell’educazione di Pinocchio.
A questo punto sorge spontanea una domanda: i piccoli lettori colgono i limiti della genitorialità maschile problematica espressa nei racconti? Come vengono interiorizzati i personaggi maschili presenti? Sarà interessante avviare una riflessione ampia sul tema, che coinvolga psicologi, educatori, genitori e… scrittori di fiabe e novelle.
Comunque, sta emergendo un fenomeno editoriale di segno positivo: sono sempre più frequenti libri, in cui appare un vero protagonismo dei padri. Nata come strategia commerciale per la festa del papà, la nuova tendenza nei libri di favole e fiabe per i bambini sembra cogliere la nuova figura di padre che si è declinata negli ultimi decenni; con una rappresentazione decisamente positiva. E’, spesso, un padre che riprende il proprio ruolo e la sua genitorialità in un contesto sociale in continuo cambiamento. Non più autoritario, ma positivo, presente, protettivo, figura di riferimento dei figli, capace di giocare e divertirsi, nonostante le incombenze quotidiane, anche se talora questi elementi relazionali rischiano di ridurre il ruolo di guida autorevole (è il rischio del papà “peluche”).
Altro aspetto da sottolineare è l’attenzione che i libri per bambini e ragazzi pongono sulla nuova “normalità” della famiglia intesa come declinazione polinucleare, una realtà sempre più diffusa. Narrazione che affronta temi estremamente delicati, quali la crisi della famiglia, la separazione, il divorzio, la presenza di nuove figure accanto ai genitori, nuovi fratelli e sorelle. In alcuni casi le storie accennano anche a temi ancor più delicati quali la omo-genitorialità e l’omo-affettività.
Un’ultima annotazione. Le storie della buonanotte sono in crisi: i genitori sempre più difficilmente leggono i libri ai bambini prima che si addormentino. Una recente ricerca promossa da Book Trust, tra genitori con figli al di sotto dei 10 anni, ha evidenziato che il 26% dei genitori preferisce ricorrere, alla tecnologia (Echo, Amazon Alexa, FaceTime, Podcast, audiolibri). il 65% dei genitori ha ammesso di dare ai propri figli smartphone e tablet come supporto alla lettura. Veri e propri assistenti virtuali per le storie della buonanotte, rinunciando a vivere l’esperienza di condivisione “unica” con i propri figli.
* Sociologa dell’educazione. ISP Roma
[1] Frase composta da J. de Santeuil (sec. XVII) per il busto di Arlecchino che doveva decorare il proscenio della Comédie Italienne a Parigi;
[2] Non è possibile citare la vastissima produzione di fiabe, favole e racconti. Si citano, tra gli autori più conosciuti Goethe (Il Principe e il povero), Leon Battista Alberti, Gianbattista Basile (Lo cunto de li cunti), il famosissimo Jean de La Fontaine, Lev Nikolaevic Tolstoj, Lewis Carroll (Alice nel Paese delle Meraviglie) Oscar Wilde, Hans Christian Andersen, Carlo Collodi (Le avventure di Pinocchio), Joseph R. Kipling, Grazia Deledda, Guido Gustavo Gozzano, Gianni Rodari, Italo Calvino (Fiabe italiane), Leonardo Sciascia (“Favole esopiche”), Mario Lodi che pubblicò favole scritte con i suoi allievi.