Dopo 47 anni rispunta il “capofamiglia”
“Si è trattato di una svista, di una disattenzione”. Si è giustificato così il preside della Mommsen, scuola per l’infanzia nel quartiere Appio-Latino a Roma, che aveva inviato ai genitori un modulo per la iscrizione dei figli con uno spazio nel quale indicare “il capofamiglia”. La cosa aveva suscitato comprensibile sconcerto: quel termine – che indicava una autorità preminente del marito-padre e si traduceva nella “potestà maritale” sulla moglie e nella “patria potestà” verso i figli – era stato abrogato, assieme al ruolo, con la Legge 19 maggio 1975 (“Riforma del diritto di famiglia”), dando il via a una serie di modifiche che avevano condotto alla parità fra i coniugi. Rimasto ai soli fini anagrafici, era stato soppresso (14 anni dopo!) con il nuovo Regolamento anagrafico del 1989. La “svista” – che ha ignorato quasi cinquant’anni di Storia della famiglia – è stata prontamente corretta e il modulo è stato sostituito.
Uccise la figlia di due anni: ergastolo
Ergastolo per Jacob Danho, l’ivoriano di 38 anni che nell’estate del 2019, a Cremona, uccise a coltellate la figlia Gloria, di due anni, per punire la ex compagna – ivoriana anche lei – che lo aveva lasciato. L’uomo aveva attribuito il suo gesto alle pratiche stregonesche eseguite in Costa d’Avorio dalla suocera, a lui ostile.
Tornano “genitore 1” e “genitore 2”
La ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha annunciato la reintroduzione della dicitura “genitore 1” e “genitore 2” che era stata eliminata da Matteo Salvini quando questi era alla guida del Viminale. La decisione – ha detto la ministra – “per garantire conformità al quadro normativo introdotto dal regolamento UE in materia di trattamento dei dati personali e per superare le problematiche applicative segnalate dal Garante della privacy”. Reazioni opposte sugli opposti fronti: numerose associazioni “pro-family” hanno organizzato proteste – l’ultima il 20 gennaio scorso a Roma – considerando la decisione un attacco teso a sgretolare la famiglia, mentre esultano i genitori dello stesso sesso.
Usa troppo i videogiochi: picchiato dalla madre
Passava troppo tempo con i videogiochi: per questo la madre, nel corso di una lite, lo ha aggredito graffiandolo ripetutamente e mordendolo al collo. Il ragazzo, un diciassettenne, ha chiamato i carabinieri che hanno denunciato la donna per lesioni aggravate. E’ accaduto a Roma. Al momento della lite era presente anche il padre, che ha confermato la versione del figlio.
Assolda sicario per spezzare le mani al figlio gay
Non riusciva ad accettare l’idea che il figlio fosse omosessuale, così ha pagato un sicario perché spezzasse le mani al figlio. Una punizione mirata, perché il figlio è un chirurgo. Fortunatamente l’uomo assoldato ha rivelato il disegno criminoso al medico, che ha denunciato il genitore. L’incredibile vicenda si è svolta a Torino, ed è stata raccontata dal quotidiano La Stampa. Il padre è finito sotto processo ed ha patteggiato una pena a due anni di reclusione. La sindaca di Torino, Chiara Appendino, ha commentato la vicenda su Facebook, auspicando che “la condanna verso la violenza di ogni tipo assuma una voce forte da ogni singolo cittadino” e affermando che l’”omo-lesbo-bi-trans-fobia, come dimostrano le cronache quotidiane, è assolutamente presente nel nostro Paese”.
Padre assolto, servizi sociali “affrettati e precipitosi”
Un padre italiano assolto con formula piena dall’accusa di maltrattamenti nei confronti della moglie, quest’ultima – una donna colombiana – che fugge in Colombia con i figli e servizi sociali dal comportamento “indubbiamente affrettato e precipitoso” (sono parole dei giudici del Tribunale di Napoli Nord). Questa, in sintesi, la vicenda che ha visto protagonista un napoletano di 52 anni, accusato dalla moglie di maltrattamenti in famiglia. In seguito ad un litigio fra i due, i servizi sociali fecero trasferire la donna e i suoi bambini in una struttura alternativa, senza comprendere “quali fossero le reali dinamiche della famiglia” (ancora parole dei giudici nelle motivazioni della sentenza di assoluzione). Agirono certamente in buona fede, ma indirettamente favorirono la fuga all’estero della donna. Poi le indagini hanno accertato la falsità delle accuse della donna, ma ormai questa era tornata nel suo Paese sottraendo i figli al padre.
Nel 2019 – secondo il vademecum del Ministero degli Esteri “Minori contesi. Orientamento e guida all’assistenza consolare” – sono stati circa 500 i casi di sottrazione internazionale di minori. La Farnesina ne ha trattati 227; altri 286 sono stati i casi di assistenza a minori contesi per questioni come la violazione del diritto di visita, l’assistenza a nuclei familiari residenti all’estero, la sottrazione da Paese estero ad altro Paese estero.
Con una certa analogia di argomento (e di comportamento) si può ricordare qui la sentenza n. 20928 del 16 ottobre 2015 con la quale la Cassazione stabilì che il Comune è responsabile dei danni causati dagli addetti ai sevizi sociali ai minori allontanati dalla famiglia sulla base di un’ipotesi di molestie sessuali paterne rivelatasi infondata.
Per il Vaticano nel 2021 e 2022 “l’Anno della Famiglia”
Si inizierà il prossimo 19 marzo (per inciso festività di San Giuseppe) e sarà inaugurato da Papa Francesco l’anno speciale dedicato alla “Famiglia amoris laetitia”. “L’esperienza della pandemia” – è detto in una nota del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita – “ha messo in luce il ruolo centrale della famiglia come Chiesa domestica e l’importanza dei legami comunitari tra famiglie che rendono la Chiesa ‘una famiglia di famiglie’”. L’anno speciale si concluderà il 26 giugno 2022.
Co-presidente di Zalando lascia l’incarico per moglie e figli
Fa sempre un certo effetto un uomo che decide di rinunciare alla carriera per occuparsi dei figli e permettere alla moglie di seguire la sua, figurarsi quando ad annunciare questa decisione è un manager come Rubin Ritter, co-presidente di Zalando, il colosso dell’abbigliamento on-line. Ritter, 38 anni, da undici ai vertici di Zalando, ha spiegato, in una lettera ai dipendenti, che lascia per amore. Amore della moglie, che è giudice, e dei due figli, uno di due anni e l’altro nato da poco. “Dopo undici anni” – ha scritto Ritter – “voglio dare alla mia vita una nuova direzione”.
Uccide moglie e figlio e tenta il suicidio
Mentre si chiude questo numero di ISP notizie dobbiamo registrare ancora una volta una tragedia familiare. A Carmagnola, in provincia di Torino, un uomo di 39 anni ha ucciso la moglie, di 38 anni, e il figlio di cinque, poi ha cercato di uccidersi, senza riuscirci. La coppia era sposata dal 2014 e negli ultimi tempi le cose non andavano bene; lei, psicologa, aveva manifestato ad alcune colleghe preoccupazione per i comportamenti aggressivi del marito. “Vi porto via con me” ha scritto l’uomo su un foglietto di carta lasciato nell’appartamento dove ha ucciso moglie e figlio. Sembra che in quello stesso foglio abbia anche accennato alla fine del matrimonio. Pochi giorni prima, in un post pubblicato su Facebook, aveva scritto: “Ho rovinato la mia famiglia, mi farò curare”.
Congedo di paternità, azienda condannata
L’azienda aveva proposto al padre in congedo di paternità un accordo che prevedeva il taglio del 60% del premio di produzione. L’accordo era stato sottoscritto dalle RSU con il parere negativo della CGIL, e proprio a questo sindacato si è rivolto il genitore per avere giustizia. Il Tribunale di Asti ha dato ragione al lavoratore e ha annullato l’accordo, ritenendolo discriminatorio. La notizia è riportata nella cronaca di Torino dal quotidiano la Repubblica, secondo il quale si tratta di “una delle prime sentenze che stabilisce un caso di discriminazione di genere in cui la vittima è un uomo”.