“I papà che oggi pensano che la cosa giusta sia far divertire i figli, dire loro sempre sì, accontentandoli continuamente, fanno un grosso errore. Dal padre padrone di qualche anno fa rischiamo di passare al padre budino: il primo era mortificante, il secondo è castrante. Anche i padri devono sapersi dosare imparando ad essere una ‘base sicura’ affettiva e regolativa, come sosteneva John Bowlby, per crescere rispettando se stessi e gli altri. I padri devono mettere regole e farle rispettare, devono essere come la sponda di un fiume che permette all’acqua di scorrere senza disperdersi, di fluire correttamente e di non straripare”. (Teresa Pomponi, psicologa. la Repubblica, 23 ottobre 2016)
“E’ inaccettabile la denigrazione che troppo spesso viene fatta da uno dei due ex coniugi nei confronti dell’altro alla presenza del proprpio figlio o, peggio ancora, in sua assenza e a sua insaputa. Le accuse che un genitore rivilge all’ex partner arrivano a volte a livelli terribili, tra cui anche la pedofilia: quelle parole distruggono il diritto all’infanzia dei bambini, oltre a distruggere l’immagine dell’ex coniuge”. (Vanna Iori, deputata e responsabile nazionale PD per l’infanzia e l’adolescenza. Agenzia Dire, 21 ottobre 2016)
“I figli sono parte del nostro essere umani. La relazione con loro è parte fondante della nostra evoluzione: la cura dei bambini ha generato adattamenti come le figure sociali di padri e nonni che altre specie non hanno. (…) Spero che i genitori imparino a liberarsi della pressione di dover fare le cose giuste. I bambini imparano a risolvere le situazioni difficili da soli, attraverso l’osservazione e il gioco. Imparano così quella flessibilità senza schemi che li aiuterà ad affrontare ogni insidia, E questo vale sulla lunga distanza”. (Alison Gopnik, psicologa. Intervista a la Repubblica, 23 ottobre 2016)
“Anche nelle coppie moderne,, intellettuali, a doppia carriera, il padre, nel migliore dei casi, è una risorsa di emergenza, non strutturale”. (Chiara Saraceno, sociologa. Mamme e papà, Edizioni il Mulino, Bologna 2016, pag. 71)