Sul numero di Io Donna, settimanale del Corriere della Sera, del 3 aprile scorso, il giornalista e scrittore Aldo Cazzullo ha scritto un breve articolo dal titolo “Nella Strage degli innocenti dove sono i padri?”.
Cazzullo si rifà ad un affresco quattrocentesco nel Sacro Speco di Subiaco che raffigura la Strage degli Innocenti e lo commenta scrivendo fra l’altro: “Come sempre nell’iconografia, a tentare invano di difendere i bambini sono le madri. Mi sono sempre chiesto: e i padri, dove erano, mentre i soldati massacravano i loro figli? Perché il lavoro di cura – che non nobilita ma esalta – viene tradizionalmente riservato alle donne? Non tocca forse anche a noi maschi seguire e proteggere la prole?”.
Il Presidente dell’ISP, Maurizio Quilici (che, per inciso, conosce bene quell’affresco) ha inviato a Cazzullo una mail nella quale scrive fra l’altro: “Mi sono posto anch’io i suoi interrogativi e ho provato a darmi una risposta. E’ vero: nelle rappresentazioni iconografiche della strage degli innocenti sono sempre le madri schierate nella vana difesa dei loro figli. Ora, a parte la doverosa precisazione che il Vangelo di Matteo non dà alcuna indicazione in merito, ossia non dice se ci fossero solo le madri a difendere i figli, e che la verità storica dell’episodio è molto dubbia, immagino che Lei volesse sottolineare il fatto che in tutti i dipinti che riproducono il tragico evento i padri non sono rappresentati.
Dov’erano? si chiede Lei. Non c’erano perché non potevano esserci, non perché non fossero interessati a difendere la prole. Non c’erano perché erano al lavoro nei campi, in una bottega di artigiano, in viaggio per commercio, al servizio di una milizia… E’ stato così per secoli: al maschio il lavoro, la guerra, l’autorità e il potere; alla donna l’accudimento dei figli e la cura della casa (una condanna biblica anche questa, no? l’uomo si guadagna il pane e la donna partorisce). Questa suddivisione, ritenuta per millenni “naturale” e quindi inevitabile e giusta, si è naturalmente riflessa in ogni manifestazione dell’arte. E’ stato così fino a cinquanta, sessanta anni fa, quando gli uomini hanno “scoperto” la paternità ed ha avuto inizio quella che definisco senza mezzi termini la “rivoluzione paterna”. Oggi il lavoro di cura dei figli è patrimonio di tanti padri (non ancora tutti, purtroppo) e sempre più numerosi sono gli uomini che vogliono essere ben presenti nella vita dei figli. Oggi una “strage degli innocenti” non potrebbe avvenire con le stesse modalità. Perché a fare da scudo ai figli non ci sarebbero solo le madri”.
Aldo Cazzullo ha risposto ringraziando per la mail, non sappiamo se condividendo o meno le osservazioni del Presidente.