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La battaglia di PLENT per i congedi parentali


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Continua nel mondo la campagna PLENT, che si propone di ottenere congedi parentali di durata uguale per padri e madri, non trasferibili (ossia non in alternativa) e retribuiti al 100%. PLENT è un acronimo, significa Parental Leaves Equal and Not Transferable e indica una piattaforma attiva in 16 Paesi del mondo, di cui otto in Europa. In Italia è rappresentata dal Giardino dei Padri, che recentemente, con altri sei Paesi, ha partecipato ad un incontro al Parlamento Europeo durante il quale sono stati illustrati i princìpi di PLENT e la sua posizione in merito alla attuale proposta di direttiva europea sulla conciliazione lavoro-famiglia.

Obiettivo di PLENT “riconoscere l’importanza dei due genitori nella crescita dei figli e la parità nella condivisione delle cure che ognuno di essi è chiamato a offrire” e quindi “far adottare all’interno delle rispettive legislazioni nazionali, nonché in quella comunitaria dell’Unione Europea, una riforma dei congedi parentali che elimini il principale motivo di discriminazione delle donne sul mercato del lavoro”. A proposito di quest’ultima, la riforma è ispirata a far cessare due discriminazioni: quella delle donne sul mercato del lavoro (è noto che molte donne sono costrette ad abbandonare il lavoro per l’impossibilità di conciliare professione e accudimento) ma anche quella “degli uomini in ambito domestico” (forse sarebbe meglio parlare di “discriminazione nel diritto di stare vicini ai figli”, che è cosa alla quale oggi molti giovani padri sono sensibili; alludere a un ambito domestico rimanda a compiti legittimi – e anzi doverosi – di collaborazione nei lavori domestici, ovviamente auspicati dalla piattaforma, ma purtroppo ancora invisi a molti partner di sesso maschile).  Programma senz’altro ambizioso e difficile. E’ presumibile che le difficoltà saranno maggiori nel nostro Paese rispetto ad altri, sia perché in Italia è ancora forte il divario culturale che assegna compiti “naturalmente” diversi a uomini e donne in molti ambiti, compreso quello familiare, sia perché ipotizzare un congedo obbligatorio di 20 settimane (come è per le madri) e retribuito al 100%  per i padri significherebbe colmare una distanza enorme. Se ne rendono ben conto i promotori della campagna, che ambiscono a raggiungere l’obiettivo “certamente in tempi lunghi ma non biblici”, come ci ha detto Annina Lubbock, del Gruppo di coordinamento del Giardino dei Padri.

All’interno di PLANT vi sono ancora punti da discutere e precisare. Per esempio sull’arco di tempo nel quale usufruire del congedo. Prevale l’orientamento che il congedo sia preso nei primi anni di vita del bambino, meglio se nel primo. E’ questo un punto sul quale l’I.S.P., che più volte si è espresso in questo senso anche a proposito dei permessi alla nascita per il padre (PLANT preferisce parlare anche in questo caso di “congedi”), è pienamente d’accordo. Come è d’accordo sui molti vantaggi di un congedo obbligatorio per i padri, primo fra tutti la fine della ostilità, quando non si tratti di vero e proprio boicottaggio, da parte dei datori di lavoro e l’ironia dei colleghi “aziendalisti”. Insomma, una battaglia, quella di PLENT, presumibilmente lunga e certamente difficile. Ma altrettanto certamente da sostenere. Chi volesse saperne di più può consultare il seguente sito: PLENT – International Platform for Equal, Non-Transferable and 100% paid PARENTAL LEAVE

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