Silvia Allegri – Susanne Eugenie Louise Probst,
L’angolo delle occasioni,
Edizioni Osiride, Rovereto (TN) 2020,
157, € 14,50
Gli uomini – intesi come genere maschile – sono una cosa seria? A leggere questa galleria c’è da dubitarne, eppure… Con garbo ed ironia le autrici raccontano (più spesso fanno raccontare) incontri con uomini – uomini italiani – e con i loro difetti che potremmo dire “nazionali”.
C’è l’uomo che non conosce la parità dei sessi in casa ma la rivendica quando si tratta di pagare il conto al ristorante; quello che si defila perché “Sei troppo donna” e “Mi fai paura quando sto con te”; quello che è pazzo d’amore e domani chiarirà tutto con sua moglie, ma il domani non viene mai, perché di fronte alle “indispensabili certezze” di “calzini stirati e cena pronta” ogni proposito si smorza; c’è il fedifrago seriale (a quanto pare gli italiani sono in vetta alla classifica europea, davanti a spagnoli e francesi); il devoto assiduo alla messa della domenica con moglie e figli, ma devoto anche all’amante.
Vari ritratti – nei campi della politica, della cultura, dello sport, della religione, del sesso… – sono intervallati da commenti che riportano statistiche, citazioni, riferimenti, ricerche, fotografando una serie di fenomeni antichi o attuali. Fra i primi il “cocco di mamma” – un classico italiano – incapace di emanciparsi da una genitrice onnipresente e invasiva. Per le autrici, una situazione senza speranza, perché “in Italia la mamma non si tocca”. Non manca una riflessione su separazione e divorzio, laddove si ricorda che più della metà delle madri deve ricorrere al giudice per ottenere l’assegno di mantenimento dall’ex compagno, ma anche che tanti padri separati “non riescono ad acquistare con i loro stipendi nemmeno i beni primari”.
Tra i fenomeni nuovi, il calo dei rapporti sessuali, ridottisi del 10% in 15 anni, che va di pari passo con la diminuzione nella vendita di profilattici e anticoncezionali. O l’aumento delle chat sui siti di incontri durante il lockdown, al quale ha corrisposto – secondo Amnesty International – un aumento di denunce al Telefono Rosa di oltre il 70%). E ancora la cura, spesso maniacale, del maschio per l’aspetto fisico: ore e ore dedicate alla palestra, alla depilazione (il trattamento più richiesto), all’abbronzatura, alla manicure, ai massaggi. Molti uomini vanno oltre: trapianto di capelli, liposuzione, ginecomastia, blefaroplastica, rinoplastica e… falloplastica.
Non mancano situazioni antiche ma che solo ora (e timidamente) emergono, come la violenza esercitata dalle donne sugli uomini: “sempre più mogli e compagne ricattano, umiliano o distruggono economicamente i loro partners” e quando non possono fare altrimenti “giocano la carta vincente: portare via tutto, figli e casa compresi, e mettere l’ex amato sul lastrico”.
Altri difetti italici (a seconda dei punti di vista, naturalmente) vengono qui trascurati per mancanza di spazio.
Ma insomma, il maschio italiano è ridotto così male? Alla fine del libro le autrici cercano voci consolatorie e le trovano. Perché “gli italiani risultano fra i più belli e sexy al mondo, subito dopo quelli australiani”, perché hanno “il loro naturale fascino mediterraneo e l’innata passionalità” (per questa, però, devono vedersela con spagnoli e brasiliani), perché nella classifica dei premi Nobel l’Italia è all’ottavo posto nella classifica dei Paesi vincitori. Insomma, alla fin fine i maschi italiani passano l’esame. Quella che proprio le due autrici non riescono ad assolvere è “la suocera ingombrante, impicciona e assolutamente di parte”. D’altra parte, come dar loro torto? Alle madri tocca in buona parte la responsabilità di figli viziati e immaturi, convinti di essere al mondo per essere serviti. Prima dalla mamma, poi dalla compagna.
Sebastiano Mondadori,
Il contrario di padre,
Manni Editore, San Cesario di Lecce (LE),
160, € 14,00
Un bambino di dieci anni, Giuliano – o Giulio, come lo chiama il padre – con i genitori separati. Una madre, Elena, ansiosa e con nessuna fiducia nell’ex marito. E un padre, Geremia, che appare e scompare come un fantasma, “un fantasma distratto che prende e se ne va in giro, si fa dimenticare in un silenzio senza presagi e da un momento all’altro sfuma in un passato che non è mai esistito, finché un giorno che non ci pensi più, con una prepotenza repentina, batte un colpo e ti frega”. La vita di Giulio bambino è segnata da questo padre inaffidabile eppure fantastico. Spaccone, bugiardo, scommettitore alle corse, giocatore incallito di poker, implicato spesso e volentieri in affarucci di contrabbando, ma anche pieno di misteri (c’è anche una pistola nascosta nel bagagliaio della Giulia Super amaranto) di imprevisti, di iniziative, di E gran campione di ping-pong.
E’ un’estate indimenticabile quella del 1977 che l’imprevedibile Geremia offre a suo figlio (e alla nuova compagna, Clementina, quella che la mamma di Giulio chiama “la scostumata” e che con Giulio stabilisce una affettuosa complicità): fatta di regole saltate (come il divieto materno di bibite gassate), abbandoni e ricomparse, sfide e avventure, improvvisate, corse incoscienti a bordo della Giulia Super, nuotate ai faraglioni di Capri. E poi Terracina, il Circeo, la Liguria e persino la Pianura Padana per fare “un’improvvisata” al nonno. Sempre di corsa, con partenze all’improvviso, come se qualcosa lo inseguisse (e forse era proprio così). “E’ stata la vacanza più bella della mia vita” dirà di slancio alla madre quando l’estate sarà finita. Bella e unica, perché quel padre scomparirà di nuovo con il rombo della Giulia che si allontana, e questa volta per non riapparire mai più. La sola nuova notizia che Giulio avrà del padre sarà quella della sua morte. Trent’anni dopo. Ma Giulio non lo rivedrà, nemmeno allora. Perché lui, che non lo ha mai visto dormire e non l’ha mai visto da vecchio, non vuole vederlo da morto.