L’ex calciatore Christian Manfredini, già centrocampista in serie A con Chievo e Lazio, è stato condannato a otto mesi di reclusione dal Tribunale di Torino per violazione degli obblighi di assistenza familiare. I giudici hanno anche anche stabilito il pagamento di una multa (500 euro) e di un risarcimento alle parti civili (6.500 euro). “Non è una questione di soldi” ha detto l’avvocato della ragazza, che oggi ha 22 anni. “Lui l’ha riconosciuta dopo l’esame del DNA ma se ne è sempre disinteressato. Hanno una sola foto insieme, non hanno mai festeggiato insieme un compleanno, un Natale”.
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Braccio di ferro tra la Corte d’Appello di Venezia e il sindaco di Verona Federico Sboarina, forzista eletto in una lista di centro-destra. Quest’ultimo non ha apprezzato la decisione dei magistrati che hanno ordinato di riconoscere la doppia paternità ad un bambino di tre anni nato in Canada mediante maternità surrogata. Le leggi di quel Paese prevedono l’attribuzione della cogenitorialità al coniuge del padre biologico (per il seme era stato usato quello di uno dei due uomini) anche in tempi successivi alla nascita. La coppia ha chiesto all’ufficio Anagrafe del Comune di Verona di modificare l’atto di nascita aggiungendo la doppia paternità e al rifiuto si sono rivolti alla magistratura. I giudici hanno dato ragione ai due uomini, analogamente a casi simili come quelli presi in esame dalle Corti di Appello di Trento e Roma. Sboarina ha detto di ritenere che un bambino “abbia bisogno della figura materna e di quella paterna” e ha aggiunto che valuterà se impugnare il provvedimento. Sull’argomento è in atto uno scontro nel mondo politico, nel Governo e fuori di esso (vedi, in questo stesso numero, Nel Governo (e fuori) si litiga sui figli delle coppie gay).
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La moglie aveva dato alla luce una bambina mentre lui, Jonas Knudsen, 25 anni, terzino della Danimarca, era in Russia per partecipare al Mondiale di calcio. Così i suoi compagni di squadra gli hanno fatto una sorpresa: hanno pagato un jet privato per permettergli di tornare a casa per qualche ora e abbracciare moglie e figlia. “Ci sono molti padri in squadra” – ha spiegato il portiere, Kasper Schmeichel – “e come padre non riesco a immaginare quanto fosse difficile per Jonas ricevere quella notizia e non poter essere lì. Volevamo fare qualsiasi cosa per lui, per dargli la possibilità di vedere sua figlia”.
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Il Tribunale per i minorenni di Brescia ha riconosciuto, nella sostanza, l’esistenza della sindrome di alienazione parentale e ha tolto una ragazza di sedici anni al padre, con il quale viveva da anni dopo la separazione dei genitori. Secondo quanto riportato dal Giornale di Brescia, i giudici hanno riconosciuto che la ragazza “non è in grado di tollerare alcuna critica al padre” e “tende invece a ingigantire e a vedere in modo negativo ogni agito materno, arrivando persino a stravolgere la realtà affermando di essere maltrattata dalla madre”. Tutto ciò, secondo i giudici, a causa di una manipolazione del padre. Purtroppo le conseguenze della decisione non sono state delle migliori: la giovane è stata affidata ad una comunità, dove potrà incontrare i genitori con una avvertenza: gli incontri con il padre “dovranno essere sospesi ove il genitore trasmetta alla figlia messaggi destabilizzanti”. Da quanto riportato dal quotidiano non si ha notizia di provvedimenti terapeutici o mediatori tesi a ripristinare un corretto rapporto con entrambi i genitori.
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La notizia, ripresa dal Messaggero Veneto, non poteva che finire nella rubrica “Cronache marziane” del Venerdì di Repubblica. Muore il padre e l’urna con le ceneri viene custodita prima a casa della vedova, poi in quella della figlia. Ma i due figli maschi citano le donne in tribunale; sostengono infatti di non avere il permesso di pregare davanti alle ceneri del padre. Il giudice ha proposto di mettere l’urna in giardino, per facilitare l’accesso all’urna.
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Niente più “genitore 1” e “genitore 2” sui moduli per la carta d’identità dei minori. La dizione era stata adottata con l’intento di comprendere i genitori omosessuali, ma il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini ha deciso di ripristinare i termini “padre” e “madre”, “in difesa” – ha detto “della famiglia naturale”. Naturalmente ha suscitato un vespaio di reazioni, pro e contro. A suo tempo l’I.S.P., pur comprendendo le ragioni dei genitori dello stesso sesso, non aveva apprezzato le espressioni “genitore 1” e “genitore 2”; tuttavia ha preso in più occasioni le distanze dal termine “naturale”, in nome del quale nel corso della Storia sono state commesse numerose e profonde ingiustizie”.