Ogni mattina, di buon’ora, il padre gli chiedeva di ripetergli le tabelline dall’1 al 12 e tutta la lezione. E fin qui nulla di male. Poteva trattarsi di un genitore scrupoloso, magari un po’ maniacale e opprimente. Il fatto è che il genitore, nell’interrogare il figlio di otto anni, faceva seguire ad ogni errore un ceffone. A un certo punto la madre, non condividendo i metodi di insegnamento paterni, ha chiamato i carabinieri e l’uomo è stato denunciato con l’accusa di maltrattamenti. Il reato è stato poi derubricato in abuso di mezzi di correzione e l’imputato ha patteggiato una pena di tre mesi. “lo faccio per il futuro di mio figlio” – ha spiegato al giudice il padre manesco, un imprenditore del Torinese – “vorrei che seguisse le mie orme e lo interrogo al mattino presto perché poi sto fuori tutto il giorno”.
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L’educazione dei genitori, la scuola, gli amici… insomma l’ambiente: tutti fattori marginali per influire sul carattere e sulla personalità. Ciò che conta sarebbero i fattori genetici, il DNA. In una parola sola, la natura. Lo sostiene il genetista Robert Plomin, del King’s College di Londra, in un libro dal titolo How Dna makes us who we are, Come il Dna ci rende ciò che siamo. Plomin, che per oltre 45 anni si è dedicato allo studio del DNA, sostiene che questo è responsabile del nostro carattere per ben oltre il 50%. Il suo contributo scientifico si inserisce in una dibattito fra naturisti (o ambientalisti) e genetisti (o ereditaristi) che dura almeno dal 1953, quando James Watson e Francis Crick individuarono l’esatta struttura del DNA elaborando il modello della “doppia elica”.
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Ha portato un fiore a Rigopiano, sulle rovine dell’albergo dove il figlio aveva trovato la morte assieme ad altre 28 persone, ma ha ignorato i sigilli apposti all’area dall’autorità giudiziaria (secondo l’accusa consapevolmente, lui dice che “il cancello era aperto”) e per questo è stato condannato dal Tribunale di Pescara alla pena pecuniaria di 4.550 euro. Alessio Feniello, 57 anni, padre di Stefano, ha compiuto quel gesto il 25 maggio scorso e nello scorso gennaio ha ricevuto la condanna, in base all’art. 349 c.p. che prevede la pena pecuniaria o, in alternativa, il carcere.
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Quindici giorni di congedo per i padri al momento della nascita (oggi sono cinque: vedi l’articolo “2019: ai papà cinque giorni di congedo obbligatorio” in questo numero di ISP notizie). E’ la novità contenuta in una proposta di legge presentata dall’ex Presidente della Camera Laura Boldrini. La proposta riguarda l’occupazione e l’imprenditoria ed è indirizzata soprattutto alle donne (prevede fra l’altro di quintuplicare le sanzioni per le aziende che non rispettano la parità salariale fra donne e uomini). “Vuole dare alle donne quello che è delle donne”, ha detto l’on. Boldrini commentando la sua iniziativa. Ed ha aggiunto: “Sto girando l’Italia per raccogliere tutti i suggerimenti, le richieste, i bisogni delle donne per poter fare insieme un lavoro collegiale”. Bello, ma… il mondo del lavoro ha tanti aspetti; e se ascoltassimo anche “i suggerimenti, le richieste, i bisogni” degli uomini? Forse così si farebbe davvero un “lavoro collegiale”.
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Con una interessante ordinanza del 9 ottobre 2018, la n. 24791, la Corte di Cassazione ha stabilito che in materia di separazione e divorzio il giudice non può aumentare l’assegno di mantenimento per i figli solo sulla base della disponibilità economica del padre. Deve invece tener conto delle reali esigenze del minore e fare una valutazione comparativa dei redditi dei genitori. Secondo la Corte, che ha accolto il ricorso di un genitore contro la decisione della Corte di Appello di raddoppiare l’assegno a favore del figlio, il giudice deve considerare anche altri elementi: il tenore di vita goduto dal figlio durante la convivenza (nel caso di specie) con i genitori, i tempi di permanenza presso ciascuno di essi e la valenza economica dei compiti domestici e di cura svolti da ciascun genitore. Ma a noi pare significativo soprattutto quel primo elemento: le reali esigenze del minore. Più volte abbiamo sostenuto che decisioni basate solo sulle possibilità economiche del padre rischiano, oltretutto, di essere diseducative e controproducenti.