Parto ai tempi del coronavirus
Anestesista e rianimatore, Claudio Galizia lavora nell’ospedale Cto di Napoli, nel reparto attrezzato per i malati di coronavirus. Assistere alla nascita del suo bambino era il suo sogno, ma come fare? C’è riuscito (in qualche modo) grazie a un amico anche lui anestesista. Quando il parto ha avuto inizio, l’amico in sala parto ha chiamato Claudio con una videochiamata. Così per tutto il tempo del parto il neo-papà, la moglie e l’ostetrica hanno potuto comunicare. Poi mamma e neonato sono tornati a casa. Claudio e sua moglie dormiranno in stanze separate e useranno tutte le cautele possibili per la salute del piccolo.
Testimoni di Geova e idoneità genitoriale
L’appartenenza di un genitore ad una religione o ad una setta può costituire un problema se i due si separano. A Cagliari una donna si è rivolta ai giudici chiedendo l’affidamento esclusivo del figlio dopo che il marito aveva abbracciato la fede dei testimoni di Geova e qualche volta aveva portato il figlio alle assemblee del culto. I giudici del Tribunale, però, hanno ritenuto che questo non pregiudicasse in alcun modo la idoneità genitoriale dell’uomo e hanno confermato l’affidamento condiviso del bambino.
Separarsi con una e-mail
In molte città italiane l’emergenza coronavirus ha portato a diverse soluzioni per le procedure di separazione e di divorzio. A Torino, per esempio, per separarsi consensualmente basta una e-mail. Lo ha deciso il Tribunale, d’intesa con il consiglio dell’ordine degli avvocati. Entrambi devono sottoscrivere una dichiarazione di rinuncia di comparizione all’udienza e di volontà di non riconciliarsi. Sarà prima necessario aver raggiunto un accordo in tema economico e di cura e mantenimento dei figli.
Figli di genitori gay separati
Il decreto della Presidenza del Consiglio che consente dal 4 maggio le visite ai “congiunti” ha suscitato molti dubbi, polemiche – poi solo in parte sopite – commenti. Fra questi, quello di Sergio Lo Giudice, ex senatore PD ed ex Presidente dell’Arcigay, il quale ha sottolineato le difficoltà per i bambini (“qualche migliaio”, ha detto) figli di genitori omosessuali separati che non hanno il doppio riconoscimento legale di paternità o maternità. Lo Giudice ha osservato che “il genitore sociale, come viene chiamato quello non riconosciuto legalmente, non ha nessun titolo per andare a prendere il figlio dell’ex e stare con lui”. Il che costituisce per Lo Giudice “un vero paradosso”, visto che si possono andare a trovare zie, cugini, ecc.
Inps e congedi parentali
Si può chiedere il congedo parentale per l’emergenza covid anche se l’altro genitore è in ferie, in malattia o in aspettativa non retribuita. Lo ha chiarito l’Inps, ricordando che il congedo può essere chiesto per un massimo di 15 giorni per l’intero nucleo familiare e può essere chiesto alternativamente da entrambi i genitori (ma non negli stessi giorni). L’accoglimento della richiesta è legato a una serie di condizioni (per esempio non deve esserci un genitore beneficiario di sostegno al reddito – come Cig, Naspi ecc. – o disoccupato o non lavoratore) e precisazioni, per cui è bene consultare in proposito il sito dell’Inps.
Covid-19, diritto di visita e professione paterna
Il padre è un medico ospedaliero, professione a rischio di contagio, e dunque non potrà vedere i suoi figli fino a quando il Governo non dichiarerà terminata l’emergenza. Lo ha stabilito il Tribunale di Cagliari – su istanza dell’ex moglie dell’uomo – disponendo che il rapporto padre-figlio avvenga mediante audio e video telefonate.
Un caso analogo era avvenuto a Bari [per un approfondimento di questo tema vedi la Rubrica “Diritto… e rovescio” in questo stesso numero] . Il lavoro svolto (operatore in un call center) era stato il motivo per il quale, anche qui su richiesta della ex moglie, il Tribunale di quella città aveva negato il diritto di visita ad un padre.