Rapporto fugace: la donna non è obbligata a comunicare la gravidanza
Nel caso di un fugace rapporto sessuale la donna non è tenuta a comunicare all’occasionale partner di essere rimasta incinta; se poi l’uomo si è disinteressato dell’evoluzione del rapporto, ossia delle sue conseguenze, non può poi chiedere il risarcimento del danno per non aver vissuto il rapporto paterno. Lo ha stabilito la Cassazione in un caso in cui la donna, assieme al figlio ormai adulto, aveva citato in giudizio l’uomo chiedendo il riconoscimento giudiziale della paternità. L’uomo, dal canto suo, aveva prima negato l’incontro di un tempo, poi, dopo che il test del Dna ne aveva accertato la paternità, aveva a sua volta citato la donna chiedendo un risarcimento per non essere stato informato della gravidanza e per non aver vissuto il legame paterno.
Uccise il padre, ma fu legittima difesa
Deborah Sciacquatori, 19 anni al momento del fatto, aveva ucciso il padre per difendere se stessa, la madre e la nonna dalla violenza dell’uomo. Ora il Gip di Tivoli, accogliendo le richieste della Procura, ha archiviato l’indagine a suo carico riconoscendo che la ragazza agì per legittima difesa. L’episodio avvenne il 19 maggio 2019 a Monterotondo Scalo, piccolo centro a pochi chilometri da Roma. Quella notte l’uomo, un ex pugile, era rientrato a casa ubriaco e – come era solito fare da anni – aveva aggredito le tre donne. Vista in grave pericolo la madre, Deborah aveva afferrato un coltello e colpito il padre. Subito dopo era scoppiata a piangere gridando: “Che ho fatto… Ti prego, non morire, ti voglio bene”.
Sulle orme del padre, nella Fossa delle Marianne
Il 23 gennaio 1960 Don Wash si calò nella Fossa delle Marianne – con i suoi 11mila metri la più profonda depressione marina – a bordo del batiscafo Trieste (con lui c’era l’esploratore Jacques Piccard). Sessant’anni dopo, il figlio di Wash, Kelly, ha voluto ripetere l’impresa per ricordare suo padre.
“Diario di un padre fortunato”: Tommi peggiora
Lo seguono in centomila sulla pagina Facebook nella quale racconta le vicissitudini di suo figlio Tommi, un bambino di sei anni affetto da una grave malattia per la quale non esistono cure e che compromette, in modo progressivo, le funzioni del cervello. Francesco Cannadoro, il papà di Tommi, cominciò questo “diario” quattro anni fa. Da qualche giorno le condizioni del bambino si sono aggravate e Francesco ha lanciato un appello: la sua presenza vicino a Tommy è sempre più importante, anche perché per aiutare il bambino che cresce ci vuole forza fisica, ma lui fa il barista, non può certo lavorare da casa. Così ha pensato di far sì che quel “diario” possa permettergli di restare vicino al figlio. Come? Per esempio ospitando inserzioni commerciali di prodotti, o intervenendo a eventi on-line. “La nostra comunità non perderà la sua natura e la sua spontaneità”, ha detto Francesco. Ma in questo modo potrebbe correre da Tommi se ce ne fosse bisogno.
Sì ai campioni biologici reperiti dal CTU per l’accertamento di paternità
Nel giudizio per la dichiarazione della paternità naturale, il CTU incaricato può utilizzare i campioni biologici conservati presso l’ospedale in cui era stato ricoverato il genitore. La conservazione del materiale biologico da parte della struttura sanitaria pubblica, trova giustificazione nel fine istituzionale dell’ente, che ha obblighi di archiviazione dei dati per il perseguimento di interessi pubblici prevalenti, tra i quali rientra l’utilizzo giudiziario del campione biologico.
La Corte di Cassazione – sentenza 5 maggio 2020, n. 8459 – ha trattato un particolare caso in cui, nel giudizio di accertamento della paternità naturale, il CTU incaricato di eseguire i test ha utilizzato materiale biologico del presunto padre prelevandolo da una struttura ospedaliera che li deteneva. (Fonte: www.altalex.com. Da un articolo di Giuseppina Vassallo)
Alienazione parentale? Per il Tribunale di Castrovillari esiste eccome!
Una interessante decisione che ripropone il tanto discusso tema della alienazione parentale è stata presa dal Tribunale di Castrovillari con decreto 30 giugno 2020, mentre questo numero di ISP notizie era in fase di pubblicazione. La pronuncia merita un approfondimento e ne riparleremo in seguito. Qui basti dire che nel corso di una vicenda riguardante l’affidamento di due minori la CTU aveva evidenziato una chiara situazione di alienazione parentale posta in essere dalla madre, che con “significativo condizionamento psicologico” aveva cercato di cancellare e sostituire la figura paterna con quella dell’uomo che aveva successivamente sposato. Il Tribunale ha condiviso in pieno il parere del perito (avallato dal Consultorio al quale i due minori erano stati temporaneamente affidati) e ha disposto l’affidamento al padre in modalità che è stata definita “super esclusiva”. E dunque minori affidati al padre e “collocati” presso di lui. La madre dovrà contribuire al loro mantenimento e pagare le spese processuali, visto che lo svolgimento della causa – hanno stabilito i giudici – è da attribuirsi esclusivamente alla alienazione parentale da lei attuata.
Lettera di Amélie Nothombe al padre scomparso
Una lunga e commovente lettera al padre, morto in Belgio a 83 anni nel primo giorno in cui il Paese varava le restrizioni per il coronavirus, è stata scritta da Amélie Nothombe e letta integralmente dalla radio France Inter. La scrittrice Belga, che vive da molti anni in Francia, era molto legata al padre, più volte ricordato nei suoi libri. Con lui, che era stato ambasciatore per il suo Paese in Birmania, Giappone e Thailandia, aveva girato mezzo mondo. “Caro papà” – scrive fra l’altro Nothombe – sei morto il primo giorno di confinamento, Credo tu l’abbia deciso. Il confinamento non faceva per te. Tu eri – no, tu sei, non vedo perché non dovrei usare il presente – sei un uomo incapace di confinamento”.
Tre anni, esce da solo di notte e va in giro per il paese
Deve avere di certo un grande spirito di avventura (e molto coraggio) il piccolo di nemmeno tre anni che intorno alle tre di notte, mentre i genitori dormivano, è uscito di casa e se ne è andato in giro per il paese, San Felice sul Panaro, provincia di Modena. Arrivato a circa un chilometro da casa è stato notato da una donna che ha avvertito i carabinieri. I militari hanno soccorso il piccolo, gli hanno fatto indossare un maglione e lo hanno portato in caserma, dove gli hanno offerto due merendine. Poi hanno rintracciato l’abitazione del bambino (cancello e porta d’ingresso erano ancora aperti) e hanno svegliato gli increduli genitori. Per aprire il portone di casa il bimbo si era arrampicato su uno sgabello.
Padre assassino: sul piccolo anche bruciature con l’accendino
Terribile deposizione, in Corte d’Assise a Milano, della madre del bambino – poco più di due anni – ucciso dal padre, Alija Hrustic, di 25 anni, nel maggio scorso a San Siro (Milano). La donna ha raccontato delle violenze a lungo esercitate sui cinque figli e su di lei e di come l’uomo si accanisse in particolare sul più piccolo dei bambini. In particolare, ha confermato quello che l’autopsia sul corpo della piccola vittima aveva già evidenziato: i segni di numerose bruciature sui piedini del bimbo erano stati provocati dal padre con un accendino.
Interrogazione in Parlamento per bimba contesa
Il caso di una bimba di quattro anni contesa fra il padre che si trova nel Lazio e la madre che vive in Sardegna è stato oggetto di una interrogazione presentata al Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, dalla deputata Veronica Giannone, segretaria della Commissione per l’Infanzia e l’Adolescenza. Secondo quanto riferito dalla on. Giannone, la bambina, negli ultimi tre mesi, ha avuto contatti solo telefonici con la mamma e nessuna visita né videochiamate, nonostante i ripetuti solleciti.
La bambina, dopo la separazione dei genitori, è stata affidata al padre. Non conosciamo i dettagli della vicenda (numerose sono le prese di posizione a favore della madre e di un giusto rapporto di bigenitorialità, mentre non risultano dichiarazioni paterne) e non si capisce perché non vengano fatti incontri via Skype. Quanto alle visite, certamente il lockdown dovuto al coronavirus le ha rese ovunque più difficili, penalizzando madri e, più spesso, padri separati.
Morto padre Serena Mollicone: 19 anni in attesa di giustizia
E’ morto a 72 anni Guglielmo Mollicone, il padre di Serena, la giovane diciannovenne i cui corpo senza vita fu trovato il 2 giugno 2001 ad Arce, in provincia di Frosinone. E’ morto dopo aver atteso per 19 anni che fosse fatta luce (e giustizia) sulla morte della figlia, spendendo tutto se stesso per quell’obiettivo. Qualche mese fa aveva avuto un infarto, dal quale non si era più ripreso. Le indagini e le perizie hanno imboccato una strada precisa che chiama in causa l’ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce, Francesco Mottola, la moglie e il figlio di questi e altri due carabinieri. Per tutti e quattro – ritenuti a vario titolo coinvolti nell’omicidio di Serena – è stato chiesto il rinvio a giudizio. Nel giorno della sua morte la ragazza si era recata nella caserma dei carabinieri, sembra per denunciare un traffico di stupefacenti. Qui sarebbe avvenuto un violento litigio con il figlio di Mottola. Nel processo in corso l’Arma si è costituita parte civile.