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I genitori separati possono ora contare anche su una app. Adatta a Android, iPhone e iPad, è gratuita e si chiama “2 houses”, due case. Si tratta – come spiega la Repubblica, dalla quale abbiamo tratto l’informazione, di un’agenda 2.0 per genitori separati con la quale condividere, impegni, conti, foto, note e commenti. Il quotidiano la definisce “scarna ma funzionale”. Naturalmente, osserviamo, “condividere” presuppone rapporti senza conflitti troppo accesi.

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Si chiama Daddy doesn’t pray anymore – un ricordo e un appassionato omaggio di suo padre, minatore sui monti Appalachi – il brano clou del disco Traveller, un insieme di dodici canzoni che Chris Stapleton ha prodotto e che in pochi mesi ha  venduto oltre mezzo milione di copie. E’ il primo disco del trentasettenne Stapleton, che fino ad ora aveva scritto decine di brani per famosi cantanti.

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Aumenta il numero dei padri separati che non ottemperano all’obbligo di versare l’assegno stabilito dal giudice per i figli. Secondo l’AMI (Associazione Matrimonialisti Italiani), i processi per mancato pagamento sono aumentati del 20% negli ultimi cinque anni. Anche per ovviare a questo fenomeno, con la Legge di stabilità 2016 è nato il “Fondo di solidarietà per il coniuge in stato di bisogno”: un fondo che si sostituirà al coniuge inadempiente salvo poi rivalersi su quest’ultimo. Il Fondo, che sarà gestito dal Ministero della Giustizia, nasce in via sperimentale, con una dotazione di 250 mila euro per il 2016 e di 500 mila per il 2017.

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E’ boom delle case per padri separati, argomento al quale dedica un servizio il Venerdì di Repubblica del 20 novembre scorso. A Sassari entro l’anno 30-40 appartamenti sorgeranno nell’ex Hotel Turritania. A Bologna è stata inaugurata di recente una struttura per padri separati, per iniziativa dell’Associazione padri separati, della cooperativa Eta Beta e della Casa del fanciullo.

Il settimanale riporta anche alcuni dati Istat relativi all’assegno di mantenimento nelle separazioni, ma sono riferiti al 2012. Li sostituiamo con i dati più recenti disponibili, sempre dell’Istat, relativi al 2014: le separazioni che hanno previsto un contributo economico per il coniuge sono state il 23,5% del totale (nel 97,3% dei casi l’assegno è stato corrisposto dal marito). Gli assegni di mantenimento per i figli sono stati versati nel 46,6% delle separazioni e nell’82,2% di quelle con figli minori (assegno corrisposto dal padre nel 94,1% dei casi).

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Cresce il numero di padri che prendono il congedo parentale per accudire i figli neonati. Ne dà notizia una ricerca dell’ALDAI, Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali, secondo la quale i padri che hanno beneficiato del permesso sono stati oltre 200 mila negli ultimi sette anni (una coppia ogni otto). Si è passati dal 7% delle coppie nel 2008 al 12,2% nel 2014. Una percentuale che avvicina l’Italia alla media dei Paesi europei.

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Con la Legge di stabilità per il 2016 aumenta l’attenzione alla figura paterna: l’obbligo di astenersi dal lavoro alla nascita di un figlio passa da uno a due giorni, fruibili anche separatamente. Invariata è rimasta invece la durata del congedo facoltativo, pari a due giorni, continuativi o separati, da prendersi previo accordo con la madre e in sua sostituzione.

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Una notizia che si lega logicamente a quella precedente sui congedi parentali: laddove i padri prendono i congedi parentali, le madri tendono a rientrare nel mercato del lavoro, il tasso di occupazione femminile è più alto e il divario salariale fra uomo e donna è più contenuto. Si tratta di uno studio dell’Economist sull’uguaglianza di genere che ha preso in considerazione i dati nazionali su istruzione superiore, percentuale femminile della forza lavoro, salari, costi di assistenza all’infanzia, diritti di maternità, richieste di iscrizione nelle scuole per l’impresa e rappresentanza in incarichi di alto livello. Al primo posto nell’uguaglianza di genere i paesi nordici: Islanda, Norvegia, Finlandia e Svezia. All’ultimo, Giappone, Turchia e Corea del Sud.

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I migliori padri del mondo? Sono gli Aka, una tribù pigmea nomade che vive in Africa centrale. Lo ha scoperto l’antropologo statunitense Barry Hewlett che studiando questa popolazione (circa 20 mila individui) ha osservato che i padri Aka trascorrono con i loro bambini il 47% del tempo – un record mondiale – ed hanno uno strettissimo contatto fisico con i loro bambini, giungendo ad attaccarli al seno quando piangono disperati in cerca di qualcosa da succhiare. Il capezzolo maschile, ovviamente, non dà sostentamento, ma funziona egregiamente – meglio di un pupazzo – per tranquilizzare. “Nella nostra società” – ha detto Hewlett – “c’è la convinzione che si possa compensare il poco tempo che trascorriamo con i figli con la qualità del tempo stesso. E invece, ciò di cui hanno bisogno i padri è molto più tempo con i loro figli e dovrebbero stringerli al petto molto di più. I padri non dovrebbero sottovalutare l’importanza del tatto e delle coccole”.

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