Da oltre un anno ogni giorno sulla tomba del figlio
“Nessun padre dovrebbe sopravvivere ai propri figli. E’ un dolore innaturale e crudele”. Ha spiegato così i motivi del suo comportamento Cesare Mascotto, 82/enne ex imprenditore di Sarego (Vicenza), che da oltre un anno si reca ogni giorno sulla tomba del figlio, morto a 51 anni per un tumore, e vi resta per almeno sei ore, tre al mattino e tre il pomeriggio, con il lbello e il cattivo tempo. La sua è ormai una presenza familiare: arriva in auto al cancello del cimitero, tira fuori dalla macchina una sedia che apparteneva al figlio e si siede accanto alla tomba. “Mi siedo qui e gli parlo”, spiega.
Padri separati parte civile per madre che uccise figlioletta
L’associazione “Paterfamilias-Padri separati” di Catania ha deciso di costituirsi parte civile nel procedimento penale a carico di Martina Patti, la giovane madre che nel giugno scorso ha ucciso a coltellate la figlia Elena, di cinque anni. Per il Presidente della associazione, Francesco Navarria, e per la Vicepresidente, Elena Cassella, è necessario “analizzare in maniera più approfondita le vicende familiari dove anche le madri molto spesso commettono violenza domestica spesso invisibile: è arrivato il momento di parlare di violenza ‘in genere’ e non ‘ di genere’”.
Figlio pusher? Non ha diritto al mantenimento
Il figlio 21/enne che “non impiega energie alla ricerca di una onesta attività lavorativa”, ma anzi si dedica allo spaccio di stupefacenti non ha diritto al mantenimento paterno; viene meno anche l’assegnazione della casa coniugale alla madre del giovane (anche lei coinvolta nello spaccio) decisa in sede di divorzio dei coniugi. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, confermando la decisione della Corte d’Appello di Lecce che aveva tolto la abitazione alla madre e revocato l’obbligo di mantenimento paterno.
La donna aveva fatto ricorso sostenendo che non c’era ancora una sentenza definitiva di condanna in merito allo spaccio, ma la Cassazione ha osservato che in questo caso è irrilevante la presunzione di innocenza, poiché nella causa si discute solo dell’atteggiamento colpevole del figlio, nella cui abitazione sono stati trovati stupefacenti, bilancini e denaro in contanti.
Lascia figlio in auto, lo trova morto e si suicida
E’ accaduto di nuovo: un genitore ha “dimenticato” il figlio in auto sotto il sole e il bambino è morto. Questa volta la tragedia ha vuto un esito ancora più grave, perché il padre, quando si è accorto che il bambino era morto, si è ucciso.
E’ accaduto in America, a Chesterfield, Virginia. L’uomo doveva accompagnare il figlio, di 18 mesi, all’asilo; invece è andato direttamente al lavoro e si è ricordato del bambino solo dopo tre ore. Quando è corso alla vettura e ha trovato il bambino morto, è tornato a casa, ha portato il corpicino all’interno dell’abitazione e si è sparato un colpo di pistola.
La depression post partum può colpire contemporaneamente i genitori
Che la depressione postnatale possa colpire anche i padri è ormai cosa scientificamente accertata; tuttavia gli studi sull’argomento continuano e rivelano nuovi aspetti. L’ultima ricerca è quella dello University College London, che ha analizzato 23 studi condotti in 15 Paesi fra il 1990 e il 2021 con dati relativi a 29.286 coppie. I risultati hanno evidenziato la possibilità che entrambi i genitori soffrano contemporaneamente di depression post partum. Per la verità, anche durante la gravidanza il baby blues – come viene pure chiamato questo tipo di depressione – colpisce entrambi i genitori, nella percentuale, secondo la meta-ricerca, dell’1,72%. Nelle dodici settimane dopo la nascita la percentuale sale al 2,37%, mentre fra i tre e i dodici mesi dopo il parto entrambi i genitori soffrono di depressione nel 3,18% dei casi.