Editore: Armando Editore, Roma
Anno: 2013
Prezzo: €15
Pagine: 158
“Bandire, per quanto possibile, la paura, la paura di sbagliare, la paura di fare ‘danni’, la paura di offendere. La paura di non essere perdonati, la pura del senso di colpa, la paura appunto che i ‘segni’ diventino ferite”. Questo il “codice”, la “regola” della relazione padre-figlio (dove figlio prescinde naturalmente dal genere) secondo Guido Savio, psicologo e psicoterapeuta vicentino che in questo libro torna su un argomento già trattato (Il padre, 1999). Nella Introduzione Savio afferma di non voler disquisire se sia più importante la relazione con il padre o quella con la madre (questione che ci pare francamente oziosa e certamente mal posta); ma certo in tutta l’opera il padre riafferma la sua validità e la sua ragion d’essere. Portatore di un pensiero positivo che è spinta alla vita, all’azione, dispensatore di fiducia nei confronti del figlio, modello (ma solo in quanto si sia liberato dalla idealizzazione di se stesso), maestro (in contrapposizione al padre ostentatore), ed anche, come sappiamo, colui che si inserisce tra madre e figlio (pone il percorso della distinzione, nel linguaggio di Savio), ad evitare rapporti simbiotici potenzialmente patogenetici. Tutto questo, e ancora molto altro, è il padre.