di Arnaldo Spallacci *
Di seguito, pubblichiamo alcune pagine del saggio Maschi in bilico. Gli uomini italiani dalla ricostruzione all’era digitale, di Arnaldo Spallacci, in uscita nel Giugno 2019 presso l’Editore Mimesis. Il libro punta la lente sul mutamento degli uomini italiani, attraverso la ricostruzione, sotto un profilo essenzialmente storico e sociologico, della vicenda maschile italiana così come si è sviluppata a partire dal secondo dopoguerra.
Sono proposte diverse classificazioni degli uomini italiani; di seguito si riporta quella detta dei “corsi di vita”, che permette di evidenziare le transizioni fondamentali (termine degli studi, uscita dalla famiglia di origine, formazione di un nuovo nucleo famigliare, nascita del primo figlio, entrata nella vita attiva, eventuali separazioni coniugali, pensionamento …) nelle diverse età e fasi dell’esistenza.
Le identità maschili italiane
Studio, lavoro, famiglia, tempo libero, impegno civile. La condizioni maschile lungo i “corsi di vita”
1) L’età dell’adolescenza. La condizione giovanile, difficile sotto il profilo occupazionale, non è per i ragazzi negativa tout court, dati ampi livelli di soddisfazione (testimoniata dalle indagini sulla qualità della vita), estesa autonomia (specie decisionale) dalla famiglia, molto marcata nel passato rispetto alle ragazze, ma oggi quasi pari per i due sessi. La situazione delle ragazze negli ultimi 25 anni è infatti migliorata rispetto all’autonomia e al lavoro esterno (ovvero retribuito). Nel lavoro famigliare si registrano le differenze più acute; il contributo dei maschi al lavoro domestico in famiglia è minimo, quasi nullo, a fronte di un impegno delle ragazze di pari età modesto, ma superiore; questo è un punto di vantaggio per i giovani maschi; mentre in altri campi la situazione è diversa, già a questa età nel lavoro le ragazze si mostrano più soddisfatte dei ragazzi. Nell’età dell’adolescenza, la grande massa dei giovani maschi è ancora in formazione, seppure questi ultimi siano colpiti più delle femmine da fenomeni di dispersione scolastica o abbandono precoce degli studi.
2) La giovinezza verso l’età adulta. E’ l’età delle transizioni, dalla famiglia di origine verso la formazione di un nuovo nucleo famigliare, della nascita dei figli, dell’entrata nel lavoro; per tutte le transizioni si registra negli ultimi anni uno spostamento continuo e progressivo dell’età in avanti, specie per gli uomini. I percorsi di vita in questa fascia di età si sono diversificati e divenuti meno lineari (rispetto alla tipica sequenza: conquista del lavoro-matrimonio-vita in coppia-genitorialità) negli ultimi anni. Diminuiscono nel tempo i matrimoni e aumentano le separazioni. Diminuisce a questa età la scolarizzazione dei giovani maschi, molto inferiore alle colleghe coetanee; si entra nel mercato del lavoro più tardi che negli anni passati. Il giovane maschio in famiglia vive una condizione protetta, ne gode dei servizi offrendo in cambio un contributo minimo; ma al contempo negli ultimi anni si nota in calo il fenomeno del “Peter Pan”, grazie a uomini che desiderano uscire dalla famiglia per autonomia e ricerca di lavoro. L’uomo di questa età accede nel tempo libero, compatibilmente con gli impegni lavorativi, in discreta misura ad attività sportive e altri intrattenimenti; ciononostante la soddisfazione per la vita degli uomini già ora inizia ad essere minore di quella femminile.
3) L’età adulta verso la maturità. A questa età si perviene al top della occupazione maschile, comunque ad un livello assai lontano dalla piena occupazione che raggiungevano gli uomini negli ultimi lustri del secolo scorso. E’ questa fascia di età che ha pagato di più la crisi, e coerentemente con ciò i tassi di soddisfazione degli uomini nella fase intermedia fra giovinezza e terza età sono in progressiva diminuzione riguardo a situazione economica e mobilità sociale, mentre per gli stessi temi continua a crescere la soddisfazione femminile. In questa fascia di età si concentrano molti eventi importanti per gli uomini, specie sotto il profilo famigliare. Iniziano le separazioni matrimoniali, che raggiungono il massimo in questa fase, così come l’evento di diventare nonni; aumenta anche la quota di single rispetto ai decenni scorsi; nelle generazioni passate questa era anche l’età di entrata per molti nel pensionamento. L’impegno nel lavoro, comunque elevato, è una delle cause dello scarso contributo degli uomini di questa età agli impegni domestici, che perpetua la medesima tendenza delle classi di età più giovani; per la stessa età è pure bassa, e inferiore a quella femminile, la partecipazione ad attività culturali.
4) Terza età e oltre. E’ questa la classe di età che riserva più sorprese, per le donne e per gli uomini, ma più specialmente per questi ultimi. Ancora una volta lo stereotipo della terza e della quarta età maschile segnate dalla solitudine, dalla aridità, dalla depressione, dal declino inarrestabile non è per nulla confermato dai dati statistici delle indagini empiriche. La rappresentazione tradizionale lascia progressivamente il posto a nuove immagini di uomini ancora in attività lavorativa fino a 70 anni, caratterizzati da buona salute e partecipazione sociale, venati da ottimismo, soddisfatti delle eccellenti relazioni familiari e sociali. Nella terza e quarta età maschile si verifica da un lato la rottura con molte tendenze registrate per i corsi di vita precedenti, dall’altro l’accentuazione delle differenze rispetto alle donne di pari età. La soddisfazione per la qualità della vita subisce una inversione di tendenza, e diventa via via più elevata per gli uomini, specie in età avanzata, dopo i 75 anni. Nella prima fascia di questa età, e anche oltre, gli uomini godono oggi di eccellenti chances in campo sessuale, qualunque sia il loro status famigliare, coniugato e single. In sintesi, le tendenze più interessanti si registrano su quattro fronti. In primo luogo, riguardo al lavoro professionale, oltre i 60 anni gli uomini con alto titolo di studio continuano a lavorare oggi più dei decenni passati, fino alla soglia dei 70 anni. In secondo luogo, nel lavoro domestico l’impegno degli ultrasessantenni aumenta rispetto a tutte le età precedenti, raggiungendo il top specie per i single. Il terzo punto riguarda la famiglia, nella quale si registra una elevata soddisfazione (e ciò riguarda anche le donne) per la qualità delle relazioni famigliari; rilevante in questo ambito il supporto maschile verso figli e nipoti, favorito dallo stato di salute, e dal reddito che oggi privilegia di più diversi strati di anziani rispetto a quelli di molti giovani; gli uomini manifestano a questa età un impegno crescente nella cura dei nipoti, fino alla soglia degli 80 anni. Il quarto ambito è quello dell’impegno sociale, politico e culturale; la partecipazione civile e politica, più alta per gli uomini ad ogni corso della vita rispetto alle donne, raggiunge il top nella terza età, anche alla soglia dei 75 anni. La partecipazione sociale (es. volontariato gratuito) è in crescita specie per gli uomini; la partecipazione ad attività culturali dopo i 60 anni diviene più alta per gli uomini, a differenza di tutte le età precedenti. In sintesi la diminuzione dell’impegno lavorativo incoraggia (al netto di altri fattori, da individuare) un diverso comportamento in molti ambiti, disegnando una figura di “giovane anziano” che, per alcuni strati di popolazione maschile (da meglio definire in termini socio-economici e anagrafici), inverte le tendenze passate.
Le trasformazioni più rilevanti degli uomini italiani all’interno del genere maschile, rispetto alle donne e ai figli
Definiti i caratteri principali degli uomini italiani nelle diverse fasi storiche del Paese, dal dopoguerra ad oggi, e lungo i corsi di vita individuali, si procede ora all’analisi del tema delle differenze, così come si sono sviluppate, negli ultimi 30-40 anni, secondo tre dimensioni: all’interno degli uomini; fra le generazioni maschili; fra gli uomini e le donne.
1) Maschilità plurali. Le differenze in seno agli uomini si mantengono ampie, con tendenza alla crescita
Si notano forti differenze interne al maschile, che pure viene frequentemente descritto dalla letteratura prevalente come un indistinto grande aggregato di privilegi. Le differenze interne al maschile, non si manifestano unicamente sotto il profilo delle identità etniche e sessuali, ma in fortissima misura anche (se non di più) nelle dimensioni economiche, sociali e geografiche; sotto il profilo del reddito pare si siano accentuate le differenze fra uomini giovani e anziani; lo stesso sul piano della stabilità del lavoro, con l‘aumento del precariato e la crescita di lavori nocivi, maggiormente presenti fra i giovani. Anche nel campo della famiglia, del matrimonio e del lavoro domestico, si riscontrano differenze maggiori di quanto ci si potrebbe attendere, che testimoniano come uomini del Nord e uomini del Mezzogiorno ancora hanno riferimenti e modelli culturali discretamente diversi. Ci si sposa prima al Sud, ma gli uomini del Mezzogiorno contribuiscono di meno alle faccende famigliari; l’asimmetria nel lavoro domestico è sempre al massimo nel Sud, come anche nel lavoro di cura verso i figli; riguardo alla salute, la speranza di vita in buone condizioni degli uomini del Nord è di cinque anni superiore a quelli del Sud.
2) Di padre in figlio (e nipote). Il mutamento nel rapporto fra le generazioni con ampio protagonismo maschile
Cambiano i rapporti fra generazioni, in particolare nelle “genealogie maschili”, sotto molteplici punti di vista.
1) Il rapporto padri-figli, all’inizio degli anni ‘70 (nella fase della “uccisione simbolica” del pater familias) più conflittuale che nel passato, si è via via inserito in un percorso lungo, ma nel complesso lineare, di conciliazione. 2) Ciò è dipeso da un lato dalla comparsa della figura del “padre amico”, un padre che ricopre un ruolo più supportivo che etico, e dall’altro, parallelamente, dalla assunzione di importanza prevalente nella famiglia della figura materna, che diviene modello di riferimento primario per molti figli maschi. 3) Si è in certa misura capovolto il tipico rapporto di cura giovane-anziano, con l’emergere di un protagonismo anche maschile delle persone in età (dai 60 anni e oltre) che svolgono un ruolo progressivamente più diffuso, articolato e di lunga durata di sostegno economico e funzionale ai gruppi più giovani, quindi anche ai figli-padri; 4) Il peggioramento delle condizioni economiche e di lavoro, come sottolineato sopra, colpisce oggi più i giovani, spesso i maschi, mentre non pochi uomini in età, specie se hanno operato in medio-alte posizioni professionali, sia nel settore privato ma anche più in quello pubblico, appartengono alla benestante categoria delle “pensioni d’argento”.
3) La “forbice si restringe”. Uomini e donne meno diversi fra loro.
Fra la fine del secolo scorso e i primi lustri del nuovo millennio si sono avvicinate le condizioni di vita degli uomini e donne italiani? Le risposte possono divergere notevolmente in base al criterio analitico utilizzato, diacronico o sincronico. Nel primo i fenomeni vengono rappresentati in chiave storica, consentendo di valutarne i trends nel tempo; nel secondo, i fenomeni vengono “fotografati” in un determinato momento, permettendo il confronto istantaneo fra maschi e femmine. La distinzione è importante, in quanto il risultato della comparazione fra uomini e donne in Italia assume caratteri diversi nell’uno o nell’altro caso.
Se la situazione maschile e femminile viene esaminata in termini sincronici, per molteplici campi socio-economici appare ancora il vantaggio maschile, maggiore o minore a seconda dei casi. Se l’analisi viene spostata al campo diacronico, appare con chiarezza la riduzione della storica “forbice” fra condizione degli uomini italiani (peggiorata nel corso degli ultimi anni) e quella delle donne (migliorata in diversi campi). La soddisfazione per diversi aspetti della qualità della vita, specie nell’ambito economico, sta diminuendo da anni per gli uomini, mentre registra lievi ma diffusi accenti positivi per le donne. La condizione degli uomini appare stagnante, sotto il profilo della scolarizzazione e soprattutto dell’occupazione, sebbene l’uomo italiano viva ancora una condizione di vantaggio rispetto alle donne. Ma il mercato del lavoro è stato negli ultimi anni caratterizzato da profonde trasformazioni accentuate dalla crisi, che testimoniano – nel medio-lungo periodo – una caduta della occupazione maschile a fronte di un aumento di quella femminile: la forbice fra maschi e femmine nel mercato del lavoro (e parallelamente in quella del reddito) si sta quindi restringendo a partire dal periodo della crisi, ma segnali chiari di questo trend si erano già registrati anche in anni precedenti.
Il corso di vita maschile si caratterizza per essere sempre meno riempito, specie per alcune età, dal lavoro; la biografia maschile legata all’industria, riguardava specie le generazioni giovanili fino alla mezza età, con lavoro full-time, titolari del reddito centrale, anche se non esclusivo, della famiglia; oggi l’instabilità e eterogeneità delle occupazioni riguarda anche il maschile; il salario maschile non è più come nel passato la variabile indipendente del reddito famigliare, al quale doveva accompagnarsi la flessibilità degli altri componenti il nucleo, partner e figli; nel corso dell’ultima crisi, il salario femminile, e talvolta il reddito dei genitori (spesso già pensionati) hanno via conquistato un ruolo più importante nella economia famigliare, a discapito di quello dell’uomo, che appare sempre meno breadwinner.
L’avvicinamento fra il profilo maschile e quello femminile non riguarda solo i dati strutturali socio-economici (ad esempio educazione, lavoro, posizione sociale, salute), ma anche quelli degli orizzonti progettuali, e soprattutto dei valori, delle rappresentazioni e delle opinioni su numerosi campi attinenti i temi sensibili dei rapporti di genere, della gestione della paternità e maternità, della conduzione della vita famigliare. Nelle indagini di opinione sul campo dei rapporti di genere, degli stereotipi, della sessualità, dei ruoli famigliari, le opinioni di uomini e donne in Italia sono spesso simili, a volte del tutto coincidenti. E’ questa un’area dove l’assimilazione e l’eguaglianza fra uomini e donne sta procedendo velocemente.
* Sociologo. ISP Bologna