di Annina Lubbock *
Vengo da lontano a occuparmi anch’io di paternità… Dopo un inizio di carriera nella ricerca sociale ho lavorato per più di trent’anni nella cooperazione internazionale, principalmente sulla parità di genere e l’inclusione sociale nei progetti di sviluppo rurale. Come attività ‘sindacale’ mi sono occupata anche di questioni di pari opportunità all’interno dell’ IFAD/ONU, dove ho lavorato per quindici anni. Da queste esperienze ho tratto alcune convinzioni:
- progressi sostenibili verso la parità sono possibili quando l’obiettivo è condiviso anche dagli uomini, come questione che riguarda anche loro;
- perché vi sia eguaglianza di opportunità nel lavoro, la domanda di conciliare famiglia, vita personale e lavoro (attraverso congedi, flessibilità, telelavoro, part-time, ecc) deve provenire tanto dagli uomini che dalle donne ed essere sostenuta dai datori di lavoro;
- per la parità in termini di benessere e di opportunità lavorative, serve una sostanziale riduzione (fino ad arrivare alla parità) del sovraccarico di lavoro delle donne risultante dalla combinazione di lavoro retribuito e lavoro non retribuito, domestico e di cura.
E la condizione dirimente affinché tutto questo possa avvenire è il cambiamento culturale – nelle persone e nelle istituzioni – per quanto riguarda la divisione sociale dei ruoli, maschile/femminile, materno/paterno.
Pensionata da alcuni anni dalle Nazioni Unite, sono tornata ad occuparmi di questioni di parità di genere in Italia. Un paio di anni fa cominciai ad esplorare la possibilità di introdurre anche in Italia una campagna sulla paternità e la condivisione delle cure, simile a quelle promosse da MenCare (campagna globale sulla paternità, www.MenCare-org). Attraverso le organizzazioni associate, MenCare è presente in 45 paesi fra cui, nella “vecchia” Europa, Svezia, Olanda, Svizzera, Spagna e Portogallo. La campagna globale ha due obiettivi a lungo termine: ‘il raggiungimento della piena parità di genere nelle attività di cura (tutte, non solo le cure paterne); l’affermazione in ogni parte del mondo di modalità di espressione della paternità non-violente e paritetiche’. MenCare ha prodotto, nel 2015, il primo rapporto sulla situazione dei padri nel mondo (State of the World’s Fathers, http://sowf.men-care.org ) patrocinato da UN-Women (Le campagne nei singoli paesi stanno producendo rapporti nazionali; lo ha fatto da poco il Portogallo e ci auguriamo di poterne fare uno anche per l’Italia, guardando all’ISP come possibile co-autore).
Da questa mia ricerca su cosa e chi si muovesse in Italia sul tema della paternità e della condivisione della cura (di cui ho dato conto in un breve articolo per InGenere http://www.ingenere.it/articoli/una-campagna-per-la-paternita-italia ) è nato all’inizio del 2016 ‘Il Giardino dei Padri’ – Forum sulla paternità e le cure paterne’. E’ nato per iniziativa di un gruppo di uomini (per lo più) e donne, aderenti a sei organizzazioni che con modalità diverse (dal counseling, all’azione sociale, al teatro…) si occupano del cambiamento e/o del disagio maschile e di violenza, e per la quali il tema della paternità è importante: tre associazioni nazionali – Maschile Plurale, il CAM (Centro Ascolto Uomini Maltrattanti), PartecipArte, che usa la metodica del teatro-forum per lavorare sulla violenza. gli stereotipi di genere e le relazioni familiari; e tre associazioni locali – Cerchio degli Uomini di Torino , WhiteDove – Evoluzione del Maschile di Genova, Cambiamento Maschile di Monbelluna. Le associazioni facenti parte del GdP sono affiliate a MenCare e ne sottoscrivono i principi-guida http://men-care.org/about-mencare/guiding-principles/ .
La nostra analisi della situazione verte su due elementi fondamentali:
Primo, la persistenza in Italia di vecchi stereotipi in materia di divisione dei ruoli tra padri bread-winner e madri care-giver. E vero che, anche se più lentamente e in modo più frammentato, socialmente e geograficamente, rispetto altri paesi europei, anche in Italia la paternità negli ultimi decenni è andata cambiando. Oggi in Italia molti padri stanno sperimentando in prima persona modalità nuove di impegno relazionale e di cura in famiglia. Ma si tratta di esperienze che rimangono in gran parte percorsi individuali e scarsamente condivisi, non sono divenute patrimonio collettivo del paese.
Secondo, la forte assimetria fra donne e uomini nel lavoro domestico e di cura, soprattutto nei primi anni, pur avendo la ricerca ormai dimostrato ampiamente a) l’importanza fondamentale per lo sviluppo emozionale e cognitivo del bambino della presenza partecipe del padre fin da prima della nascita (engaged fatherhood); b) l’ impatto assai rilevante che avrebbe sul PIL italiano l’aumento dell’occupazione femminile. Quanto al resto, questo Notiziario ha già trattato dell’ ineguale divisione della cura, e dei congedi di paternità in Italia, fermi a due miseri giorni, elevati a cinque nella nuova Legge di Stabilità (ma solo dal 2018 e sempre insufficienti a far uscire l’Italia dall’ultimo posto nella graduatoria europea – ma almeno qualcosa si muove!).
A fronte di questa situazione, il Giardino dei Padri si propone di
- favorire lo scambio e la riflessione (non solo fra gli uomini, ma anche fra le donne, e fra organizzazioni della società civile) sull’esperienza della paternità e sulla condivisione della cura e delle responsabilità genitoriali;
- promuovere e appoggiare la realizzazione di iniziative – anche di carattere normativo, come i congedi di paternità (tema che seguiamo in contatto con la Commissione Pari Opportunità) – per favorire la piena partecipazione dei padri nella cura;
- sviluppare e realizzare progetti specifici relativi alla paternità e le cure paterne (per i quali si stanno raccogliendo per l’imminente sito web esempi di buone pratiche, replicabili da altri).
- contribuire alla diffusione di immagini e rappresentazioni della paternità che superino gli stereotipi di genere, e alla affermazione di pratiche di paternità non-violente (e qui si stanno raccogliendo foto, video, e testimonianze).
Il Giardino dei Padri è aperto al partenariato con persone e associazioni che condividano le sue finalità, ed i principi-guida di MenCare. Il Giardino dei Padri si rivolge a tutti i tipi di famiglie, comprese quelle separate e omogenitoriali. E sul tema dei padri separati (spesso organizzati in gruppi per la difesa dei diritti dei padri), concludo con la posizione di MenCare, condivisa da Il Giardino dei Padri: “Per MenCare costituiscono principi basilari il raggiungimento della parità di genere ed il conseguimento di benessere in egual misura tra donne, uomini e minori. In questo senso, MenCare si pone in una prospettiva diversa da quelle dei gruppi di difesa dei ‘diritti degli uomini’. Infatti questi ultimi possono, sia pure implicitamente, provocare una reazione di rigetto nei confronti delle faticose conquiste delle donne, e rallentare il progresso verso la costruzione di una maggiore parità di genere nelle relazioni fra genitori e con i figli. MenCare promuove quindi il coinvolgimento attivo degli uomini nelle cure al fine di raggiungere l’eguaglianza di genere e un maggiore benessere per uomini, donne e minori, maschi e femmine. Nello specifico, i nostri fini riguardano la trasformazione delle relazioni familiari, il contributo paritetico degli uomini al lavoro giornaliero di cura e di educazione dei figli e la promozione e la valorizzazione di ‘comportamenti di cura’ da parte degli uomini”. http://men-care.org/about-mencare/guiding-principles/
* ISP Roma. L’Autrice è anche coordinatrice de “Il Giardino dei Padri” – Forum sulla paternità e le cure paterne”.