di Silvana Bisogni *
ISP Notizie ha di recente pubblicato un articolo sul fenomeno demografico dei single in Italia, sulla base dei dati statistici, pubblicati dall’ISTAT (20 giugno 2024) nell’annuale ricerca statistica “NOI ITALIA”, che offre uno spaccato sui diversi aspetti demografici, economici, sociali e ambientali dell’Italia e delle differenze regionali. La ricognizione sui dati statistici è stata centrata sulla popolazione italiana per stato civile. Sono emersi dati molto interessanti. Attualmente, nello stato civile, sono ammesse le definizioni: coniugato/a, libero/a. Quindi per lo Stato italiano l’elemento discriminante per la definizione dei cittadini è la condizione legata alla celebrazione del matrimonio, civile o concordatario che sia.
Nel precedente articolo erano stati riportate le rilevazioni dell’ISTAT, secondo cui le famiglie con un solo componente sono il 34,4% del totale, con 2 componenti sono il 28,6%, con 3 componenti il 18,3%, … fino a quelle con 6 componenti che sono l’1,1%. Le coppie con figli rappresentano il 29,6%, mentre le coppie senza figli raggiungono il 19,6%. Vi sono poi le famiglie cosiddette monogenitoriali (per separazioni, divorzi, vedovanze, o per scelta) che costituiscono il 9,3%.
In sintesi, le persone che vivono sole, senza altri componenti familiari, sono il 34,4% del totale della popolazione residente: si tratta di 8.847.000 individui, residenti in netta prevalenza nel Nord-Ovest e nelle regioni centrali. 4.813.000 hanno più di 60 anni, quale conseguenza di situazioni createsi nel tempo e dovute a separazioni e divorzi, a vedovanze oppure anche a scelte individuali. Vanno poi considerati gli individui che hanno scelto la vita religiosa nel cattolicesimo e quindi sono single per vocazione e per voto: secondo la Conferenza Episcopale Italiana e l’Istituto centrale per il sostentamento del clero in Italia sono residenti 35.000 sacerdoti, di cui 32.000 in attività, presenti nelle 25.610 parrocchie italiane, negli istituti e ordini religiosi. Le suore e le monache di clausura sono 67.000, e vivono in 8.183 conventi, mentre i frati e i monaci sono circa 2000 e appartengono a 118 istituti religiosi (ordini, congregazioni, abbazie, fraternità). Non si hanno dati certi sulla presenza di ecclesiastici e religiosi di altre espressioni religiose.
Un discorso a parte va riservato agli immigrati residenti, che, secondo l’ISTAT (Immigrati.Stat) sono 5.307.593. Di questi 2.301.003 risultano celibi o nubili, 36.287 separati, divorziati o vedovi. I dati si riferiscono agli immigrati censiti, non è possibile definire la quantità di single tra i non regolari.
Questa carrellata statistica induce ad una riflessione sulla radicale trasformazione che la società italiana ha vissuto e sta vivendo, a partire dal XX secolo. I cambiamenti demografici e i loro effetti sono diventati sempre più veloci, per la convergenza di una molteplicità di fattori socio-economici, tecnologici e culturali: il crollo delle nascite, dovuto anche all’erosione dei potenziali genitori a opera della denatalità dei decenni passati, il drammatico incremento dei decessi a seguito della pandemia da COVID-19, il processo di invecchiamento della popolazione, i nuclei monogenitore, in particolare quelli di madri sole con figli, tra gli adulti. Sono dilatati i tempi della transizione alla vita adulta tra i giovani, sempre più in difficoltà nell’ingresso alla indipendenza economica.
Il fenomeno merita una serie di approfondimenti dal punto di vista culturale, sociale, psicologico, anche antropologico, direi. L’approccio che si propone riguarda, in particolare, il problema della vita quotidiana del single da un punto di vista economico.
Nell’immaginario collettivo, la vita da single viene considerata molto positivamente. Si pensa alla condizione privilegiata di chi può dedicare tempo prezioso per esplorare se stessi e i propri interessi, costruire interessi personali e godere di un senso di libertà e indipendenza, coltivare nuove relazioni, esercitare attività fisica, viaggiare, esplorare luoghi nuovi, approfondire e/o migliorare il proprio bagaglio di competenze e cultura, persino impegnarsi nel volontariato per contribuire alla comunità e allargare le proprie prospettive. Se questi aspetti sono effettivamente raggiungibili in una condizione di single, vi sono tuttavia altri elementi che debbono essere considerati, nel concreto.
In occasione della celebrazione del giorno del Single’s Day la Coldiretti ha affermato che si tratta di un orgoglio che costa caro. Gli sprechi raggiungono livelli record per i single che sono costretti a spendere per gli acquisti alimentari il 60 per cento in più rispetto alla media delle famiglie italiane. La spesa media per alimentari e bevande di un single è di 300 euro al mese, superiore di oltre il 60 per cento rispetto ai 186 euro al mese destinati alla tavola da ogni singola componente di una famiglia tipo italiana. In particolare, sulla spesa alimentare dei single incidono maggiormente l’acquisto della carne, l’ortofrutta, pane, pasta e derivati dai cereali, latte, yogurt e formaggi, bevande, pesce, zucchero, caffè, olii e grassi.
Tra i motivi dei maggiori costi della spesa va annoverato quello della necessità per i single di acquistare spesso maggiori quantità di cibo per la carenza di formati adeguati (monoporzioni), che, comunque, sono sempre più costosi di quelli tradizionali, con un inevitabile livello di sprechi. Inoltre i single tendono a risparmiare tempo a favore del lavoro e soprattutto dello svago, stile di vita che privilegia il consumo di piatti pronti, comodi ma decisamente più costosi, arrivando a costare anche cinque volte il prezzo delle materie prime impiegate. Queste scelte stanno incidendo sensibilmente anche sulla produzione e distribuzione dei prodotti, tanto che il volume di vendita tra i primi piatti pronti negli ultimi anni è aumentato del 16%.
Ma vi sono anche altri settori della vita quotidiana che incidono sensibilmente sui livelli di spesa per i single. Gli appartamenti e le case più piccole hanno prezzi più elevati al metro quadro sia in caso di acquisto che di affitto. Anche usare l’automobile in solitudine costa di più. Persino in alcuni ambiti dello svago e del divertimento la condizione di single è più costosa. Ad esempio, il settore delle vacanze per crociera sta sempre più privilegiando, con particolari sconti e promozioni, la partecipazione “a due”.
E’ indiscutibile che le scelte politiche di sostegno alle famiglie privilegino quelle più numerose, anche al fine di favorire la natalità; basti pensare ai vari bonus (bonus bebè, bonus asilo, il quoziente familiare). E’ vero anche che per le categorie di cittadini più anziani vi sono interventi economici di sostegno, che quindi possono coinvolgere i numerosi single di età più avanzata. Resta, tuttavia, tutta una ampia fascia di cittadini che, soli per scelta o per necessità o particolari condizioni, non godono di forme di aiuto.
- Sociologa dell’educazione. ISP Roma