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Anna Mascellani, psicoterapeuta* (Roma)


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Con piacere dico la mia su questo argomento. Eri presente al nostro convegno dello scorso giugno dal titolo “Alla ricerca del padre, in famiglia e in terapia” e come forse saprai successivamente con la Franco Angeli è uscito un libro a cura di Maurizio Andolfi dallo stesso titolo. Vi ho scritto un capitolo dal titolo “Donne e padri: manovre di intesa” in cui esprimo chiaramente cosa penso della situazione odierna che riguarda tanti genitori, separati o meno.

Purtroppo la tutela della donna a cui ha sentito di dover far fronte il legislatore a seguito della legge sul divorzio nel nostro Paese ha generato nel tempo un rebound pericoloso, alimentando la competizione invece che favorendo quella cooperazione e quella complementarietà necessarie in primis agli stessi ex partner nell’esercizio delle funzioni genitoriali. Sull’onda di un pregiudizio, sfatato dai dati (vedi il libro di Roberto Volpi La nostra società ha ancora bisogno della famiglia?, Vita e pensiero, 2014), che riteneva che una volta approvato il divorzio ci sarebbe stata una maggioranza di uomini a chiederlo, lasciando le povere mogli sole e abbandonate, ci si è trovati invece di fronte alla situazione opposta: furono in maggioranza le donne, rivelandosi più pronte a fare a meno dei mariti di quanto non si pensasse, favorite peraltro da tutele istituzionali totalmente a loro favore. E così la guerra tra i coniugi passò dal privato al sociale, sull’onda di un pensiero basato sul vincente/perdente e molto meno sulla necessaria negoziazione basata sul compromesso, sul cosa si è disposti a perdere nel momento in cui si viene meno a un impegno.

L’idea che la madre sia necessaria mentre il padre sia soltanto utile purtroppo è ancora troppo radicata. L’affido condiviso del 2006 aveva riacceso molte speranze negli uomini, i nostri dati su circa 1500 famiglie ce lo mostrano, ma ben presto tutto tornò come esattamente come prima. Tuttavia, oggi, mi pare che alcune sentenze di cassazione comincino a muoversi verso quella che credo sia la direzione migliore: ridurre lo sbilanciamento delle tutele, verso una parità di diritti e di doveri. Speriamo bene.

*Vicepresidente Accademia di Psicoterapia

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