Leggere le parole dell’Avv. Paesano mi ha dato un senso di profonda tristezza. Come sottolineato, la realtà della gestione delle separazioni della legge 54 è ancora molto lontana da quelli che sono i principi giuridici e (soprattutto) umani che regolano i rapporti tra genitori e figli in tema soprattutto della tutela di questi ultimi. La cosa avvilente è che nonostante le ricerche scientifiche in ambito psicologico, pedagogico e sociale si continui a parlare di genitori di serie A o serie B. Questo mi porta a pensare che qualsiasi risposta a queste parole non ha alcun bisogno di pareri di natura tecnica, che in alcuni casi non vengono assolutamente ascoltati, ma solo di una reazione pienamente ed esclusivamente emotiva.
La rabbia che ho avvertito mentre leggevo la lettera è la stessa che avverto quando come psicologo mi chiamano padri disperati solo per avere un sostegno telefonico o pazienti uomini (o, come li definirebbe qualcuno, di serie B) che mi raccontano delle fatiche che ancora oggi fanno per poter stare con i loro figli, per sentire di avere un ruolo di rilievo esattamente al pari della madre. Che la separazione dei genitori possa essere nella vita di un bambino, o di un adolescente, un evento stressante e doloroso è piuttosto chiaro, ma quanto influisca il “modo” in cui avviene questo è ancora poco tutelato dalla magistratura e, mi spiace dirlo, dagli stessi avvocati che a volte aspettano come avvoltoi coppie che si separano e che fanno fatica a gestire questo momento doloroso e conflittuale.
Se ad avere un’influenza negativa sui figli sia la separazione in quanto tale dei genitori o, semplicemente, il loro disaccordo, è un quesito a cui vari professionisti hanno risposto. Sono state svolte varie indagini importanti e i risultati hanno mostrato che quando i genitori sono in conflitto, i figli spesso incorrono in problematiche emotive e comportamentali creando probabilmente una tensione familiare dove gli adulti, occupati a litigare, sono meno disponibili con i figli, che, per sentirsi ascoltati, mettono in atto comportamenti disfunzionali. Un bel circolo vizioso che porta conflitto al conflitto. I figli del “dissidio costante” tendono ad essere più depressi, impulsivi, iperattivi. Tuttavia, tale dissidio diventa più forte e pronunciato quando durante la separazione si assiste alla lotta per l’affido dei bambini. Sovente ancora oggi, come sottolineato nella lettera, la madre viene a trovarsi in una situazione di grande potere, perché mette in atto strategie per far sì che l’altro possa o non possa accedere alla relazione con i figli. Bisogna dire che questo potere, a volte, potrebbe essere l’espressione di un malessere che riguarda il genitore che sente il sovraccarico del ruolo, la responsabilità del figlio e la solitudine nella sua crescita. Altre volte potrebbe diventare rabbia nei confronti dell’altro che “ha lasciato” o che non ha soddisfatto le aspettative di un “amore perfetto”.
Qualunque siano le imperfezioni e meschinità tipicamente umane, i figli hanno il diritto di poter accedere alle cure (e alle non cure) dei propri genitori purchè questi riescano a garantirne la tutela (non parliamo infatti di genitorialità patologiche). Siano essi dei buoni genitori o dei genitori difficili che vanno aiutati e accompagnati. Avere il diritto di “fare” il genitore va ben oltre il riconoscimento dell’essere genitore. Spero che il processo di sensibilizzazione e di rivoluzione culturale, che è già in atto da diversi anni, possa arrivare anche in quelle aule di tribunale (non in tutte perchè ho visto altrettanti magistrati attenti alla legge e alla tutela dei bambini) dove il pregiudizio regna come forma di tutela e difesa delle proprie paure o dal bisogno di approfondire caso per caso cosa è realmente necessario per tutelare il benessere di tutti gli attori della separazione ed in primis dei figli.
Grazie di avermi dato la possibilità di esprimere queste poche riflessioni di pancia e di aver potuto condividere con te/con voi il bisogno di continuare a credere e a crescere nel cambiamento.